Stai pensando di cercare lavoro all'estero? Sappi che l'autorevole rivista britannica The Economist ha appena pubblicato la classifica 2016 delle migliori nazioni dove una donna che lavora può fare carriera. Per stabilire i Paesi più virtuosi (ma anche i peggiori) gli esperti hanno aggiornato il "glass ceiling index". Letteralmente significa indice del "soffitto di vetro", un'espressione che indica la barriera invisibile che impedisce il progresso di una persona all'interno del mondo del lavoro o nella società a causa di discriminazioni, in questo caso di genere sessuale.

Il "glass ceiling index" è in pratica una sorta di calcolatore che consente di capire subito se un determinato Paese è o no favorevole a una donna che lavora. Inoltre, è interattivo: i ricercatori hanno applicato i valori medi per ciascun parametro, ma tu puoi modificarli dando maggior importanza agli indicatori che ti interessano di più. 

Per scoprire dove oggi avresti migliori chance di parità di trattamento sul posto di lavoro gli esperti, infatti, hanno incrociato dieci indicatori, tra cui l'istruzione superiore media, i livelli retributivi, la partecipazione alla forza lavoro, i costi per la cura dei bambini, i diritti di maternità, l'accesso alle business school e la presenza in posizioni manageriali di alto livello. Inoltre, quest'anno per la prima volta sono state prese in considerazione anche le leggi che regolano il congedo di paternità perché si è visto da diversi studi che negli Stati in cui è diffusa, non solo le neomamme tendono a reinserirsi meglio e prima nel mercato del lavoro, ma l'occupazione femminile è in generale più alta mentre il divario di reddito tra i sessi è minore. 

Ai primi posti trovi Islanda, Norvegia, Svezia e Finlandia dove la presenza delle donne nel mercato del lavoro è praticamente alla pari rispetto agli uomini. Quindi, se vuoi andare sul sicuro ti conviene puntare decisamente verso il Nord Europa. In particolare, in Norvegia gender pay gap (la differenza di retribuzione a sfavore delle donne rispetto agli uomini) è di appena il 6,3% meno della metà della media dell'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (15,5%). In Islanda, il 44% delle poltrone dei consigli di amministrazione delle aziende sono occupati da donne, anche grazie a una politica delle quote rosa. 

L'Ungheria si piazza a sorpresa al quinto posto, grazie al più basso gender pay gap d'Europa: 3,8%, sebbene abbia pochissime donne nei consigli d'amministrazione (11%) e in Parlamento (10%). Se decidi, dunque, di andare a lavorare a Budapest e dintorni, sappi che il tuo stipendio probabilmente sarà quasi uguale a quello del tuo collega maschio e, casomai decidessi di mettere su famiglia, potrai contare su una maternità piuttosto generosa (71 settimane, quasi un anno e mezzo, al 100% della retribuzione) e asili poco costosi.

E l'Italia, dove si colloca? Purtroppo, tra le ultime dieci nazioni su un totale di 29, ovvero i peggiori Paesi dove una donna che lavora potrebbe pensare di vivere. Peggio di noi ci sono solo l'Olanda, la Grecia, la Gran Bretagna, l'Irlanda, la Svizzera, il Giappone, la Turchia e la Corea del Sud. Se non stupisce trovare tra i fanalini di coda il Giappone o la Turchia dove le donne tradizionalmente non hanno mai avuto posizioni di potere nella società, la vera sorpresa è imbattersi invece in Olanda, Gran Bretagna e Svizzera... Se stavi pensando di cercare fortuna a Londra, Amsterdam o a Zurigo, forse dovresti rivedere i tuoi piani!