Ci pensi da un po': ti piacerebbe lavorare per conto tuo, ma non sai da dove partire per diventare freelance. Vuoi un consiglio? Parti dal tuo personal branding. Abbiamo intervistato Gioia Gottini autrice dell'ebook "Tutto fa branding", una guida per creare il tuo branding personale edito da Zandegù editore (€ 9,99) in collaborazione con il sito C+B, "casa più bottega", dedicato alle imprenditrici e lavoratrici autonome. «Il personal branding ti aiuta a presentare al meglio chi sei e quello che fai, io dico sempre che è l'unione della tua personalità e del problema che risolvi con il tuo lavoro», dice l'esperta.

A chi serve il personal branding?
«In particolare a chi lavora in proprio, come freelance, libero professionista, per chi ha un piccolo business on line: spesso la concorrenza è tanta, e per distinguersi e per farsi trovare dai clienti giusti serve un lavoro accurato sul proprio brand».

Quali sono gli step principali per crearne uno proprio?
«La prima cosa da chiarirsi è la propria mission: la motivazione, il proprio perché. Questo elemento diventa la base per costruire tutto il brand: cosa vendere, a chi, come comunicare, identificare il proprio stile e avere un'immagine coordinata».

Quali sono gli aspetti che non possiamo assolutamente trascurare?
«Fondamentale è il discorso sul target, o meglio sul nostro cliente ideale. Serve identificare una persona (fittizia, ma che sia un mix di clienti veri o probabili) a cui ci rivolgiamo, per cui studiamo i nostri prodotti/servizi, con cui creiamo un dialogo coinvolgente e che apprezza non solo quello che facciamo, ma anche come lo facciamo, ossia il nostro stile. L'altro elemento non trascurabile è essere presenti on line, e non solo con un sito: ormai le persone ti cercano sui social e da quello che posti si fanno un'idea di te anche a livello professionale».

Per lavorare sul personal branding è fondamentale far emergere la propria unicità, in che modo possiamo tirare fuori la nostra originalità?
«Un esercizio che consiglio spesso a chi fa branding con me è quello di creare una bacheca Pinterest per illustrare il suo brand, in modo simbolico. Immagini, colori, frasi e paesaggi che rappresentano visivamente le "parole chiave" del brand. Per esempio io, che mi occupo di crescita professionale per le donne, ho tra le mie immagini-simbolo una piantina che cresce: da qui mi è venuta l'idea per il mio titolo "coltivatrice di successi", che è originale, rimane impresso e fa capire qualcosa in più di me e di come lavoro».

Ci suggerisci qualche esempio ben riuscito di personal branding tra i personaggi noti? Che cosa dovremmo osservare in chi ha centrato il proprio obiettivo?
«Tra i personaggi famosi, Taylor Swift: ha uno stile tutto suo, riconoscibile e fresco. Non punta, come molte colleghe, sul sex appeal esagerato, ma si propone come la fidanzatina d'America 2.0, educata, romantica, affettuosa con i fans. Il suo canale Instagram è seguitissimo e molto curato. Ha un sacco di amiche famose e si spende per promuoverle. La sua forza è la coerenza (di immagine, di personalità), ed è questa che bisogna copiare, al contrario, lanciare messaggi contradditori annacqua il nostro brand».

Sei l'ideatrice e fondatrice della Rete al femminile, cos'è e come funziona?
«Rete al Femminile è un network (e presto anche un'associazione) pensato per le donne che lavorano in proprio. È presente in circa 30 province ma cresce costantemente. Ci si ritrova on line e dal vivo per fare networking, per aiutarsi a vicenda, per collaborare e crescere insieme. E se nella tua città ancora non c'è? Creala tu!».

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