Avere l'aria condizionata al lavoro accesa tutto il giorno è il grande vantaggio di stare in ufficio. O almeno, così dicono. Fuori, oltre i vetri sigillati (c'è l'aria condizionata, ricordi?) la città è incandescente, ma dentro, seduta al tuo computer, ti godi il lusso di tremare dal freddo avvolta in uno scialle di lana. Tre scrivanie più in là, la collega calorosa esibisce una canottiera ultraleggera e uno sguardo trionfante. Perché tu hai la pelle d'oca e lei ha vinto. Ha regolato il microclima d'ufficio alla temperatura media di una frizzante mattinata in Alaska e adesso si gode la vittoria. Sa che stai soffrendo. Sa che una bocchetta dell'aria posta sul contro-soffitto esattamente sopra la tua nuca ti sta riversando una sciabolata di gelo. Ma non le importa, anzi. Perché? È forse sadica? È un'insopportabile st***za? No, questa ragazza di solito così amabile si sta vendicando. Di te e della sinusite strategica che solo ieri ti ha reso allergica a qualsiasi temperatura tranne quella naturale (sì, anche a costo di scassinare la finestra). Per colpa tua ha scritto un report di 12 pagine immersa nel sudore come in una pentola d'acqua in ebollizione e ora te la fa pagare.

È la guerra dell'aria condizionata, bellezza

È una battaglia senza esclusione di colpi che chiunque frequenti un luogo di lavoro in open-space vive ogni estate. Già, perché la temperatura ideale per tutti non esiste. C'è chi ha freddo e chi caldo. Chi preferisce la crioconservazione da viva e chi, ovunque vada, in ufficio troverà sempre una bocchetta che le soffia fastidiosamente tra le scapole. C'è chi trascorre l'estate in leggeri abiti a fiori e chi in felpa con cappuccio da black block, terrorizzata dagli spifferi. D'altra parte, lo dicono anche le statistiche. Secondo un'indagine del portale di recruitment Infojobs, il 38,7% di chi lavora in un open-space ritiene che mettersi d'accordo su come usare gli impianti di areazione sia un problema, mentre il 36,9% pensa che sia indispensabile disporre di precise norme aziendali per il suo utilizzo.

Eppure, una ricerca dice che troppo gelo riduce la produttività

Persino citare autorevoli ricerche scientifiche può lasciare il tempo che trova. Vaglielo spiegare tu al collega iperpalestrato fan del gelo siberiano, che una ricerca del Dipartimento di Design ambientale della Cornell University di New York ha evidenziato che troppa aria condizionata in ufficio riduce la produttività. Non ti crederà. E a nulla varrà informarlo che i ricercatori hanno scoperto che se a 25 gradi usi il 100% del tempo per digitare sul pc con un margine di errore del 10%, abbassando il microclima a 20 gradi lavori solo al 54%, e trascorri il 25% dell'orario a correggere errori. Piuttosto, prova a puntare sul suo amore per l'ambiente, se ce l'ha. Informalo che raffreddare gli ambienti a oltranza significa contribuire al riscaldamento globale. Negli Usa, dove è un'ossessione di massa, i condizionatori utilizzano circa il 5% dell'energia elettrica prodotta e rilasciano 100 milioni di tonnellate di anidride carbonica.

"Tecnico dell'aria" salvaci tu!

Per fortuna, in questi frangenti c'è sempre un eroe per caso, un mitologico individuo dotato di abilità pratiche e buon senso, che vive nei locali caldaia o in altri recessi cavernosi dell'azienda, dai quali esce solo tra luglio e agosto, evocato a grande richiesta. Trattasi del "tecnico dell'aria" o altrimenti chiamato "quello del condizionatore". All'improvviso, tutti lo chiamano, tutti lo vogliono. Pure tu. «Ciao, sono Laura dell'ufficio Contratti, puoi venire con urgenza a regolare la temperatura? Qui si gela!». «Buongiorno, sono Paola del Marketing: fa troppo caldo! Manca l'aria!». «Chiamo dalla Segreteria, sono Katia, ho letto su salviamolapelleinufficio.it che se la velocità dell'aria condizionata supera gli 0,15 metri al secondo si rischia la salute. Come faccio a sapere che è oltre il limite? Lo "sento"! Pronto?…».

Ore 12 si scatena il duello dei telecomando

E che dire di quegli uffici dove non esiste un sistema di climatizzazione computerizzato, ma split regolabili autonomamente? In breve tempo i telecomandi (distribuiti tra i dipendenti in un numero limitato) si volatilizzeranno, salvo riapparire di quando in quando nelle mani di un/una maniaco/a dell'aria ghiacciata che brandendolo come la spada laser di Guerre Stellari farà precipitare di venti gradi il microclima. Al che, qualcun altro azionerà un secondo telecomando da un altro pianeta (inutile guardarti intorno, non ne troverai traccia) con il quale spegnerà lo split nel pieno dell'attività, facendovi piombare nel caldo-umido equatoriale. E così, in un duello all'ultimo raffreddore (o bagno di sudore), potreste continuare allegramente fino all'ora di andare a casa, quando ciascuno potrà rifugiarsi nella propria afa casalinga.

Evitare shock termici, però, è pur sempre possibile

Basta un minimo di organizzazione. A seconda del clima preferito, è bene che tu tenga sempre a portata di mano nel cassetto della scrivania l'accessorio che fa per te. Innanzitutto una sciarpa, che alla bisogna può trasformarsi in una panciera, una cuffia o una copertina. Per non parlare del bollitore col quale in pochi istanti riesci a prepararti confortevoli tisane fumanti. Sul fronte opposto, funzionano i ventagli giapponesi, i ventilatori portatili (purché a forma di unicorno) e le confezioni spray di acqua termale. Un distributore automatico di bevande calde che contempli anche un reparto ghiaccioli potrebbe mettere tutti d'accordo.

Anche uniformarti al termostato del capo può aiutarti a fare carriera

Insomma, è incredibile come la vera natura umana di un collega emerga a una certa temperatura. E quanta competitività possa nascere da un semplice impianto di aria condizionata, specie qualora non ci siano precisi diktat imposti dall'alto. Che sia freddoloso o in fibrillazione ormonale, infatti, il capo ha sempre ragione. Il tuo termostato interno è regolato in modo diverso dal suo? Se vuoi fare carriera, non ti resta che attendere con ansia il giorno in cui anche tu partirai per le vacanze (l'anno prossimo col cavolo che aspetterai settembre!). Oppure, ti conviene confidare in un'unica certezza: a un certo punto arriverà l'autunno. E finalmente si accenderà il riscaldamento.

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