Un'azienda britannica, la Coexist con sede a Bristol, ha annunciato di voler introdurre per le dipendenti donne la possibilità di stare a casa durante il ciclo quando è doloroso, usufruendo di appositi giorni di congedo. La nuova misura entrerà in vigore dal 15 marzo. Un'iniziativa che fa scalpore: è la prima volta che un datore di lavoro in Europa riconosce il malessere invalidante che colpisce moltissime donne (sebbene non tutte). In Gran Bretagna non sono mancate le polemiche e c'è già chi obietta che sarebbe pregiudizievole rispetto agli uomini. Noi invece non possiamo che schierarci assolutamente A FAVORE! E considerato che il gender pay nel 2015 ha fatto lavorare gratis le donne europee in media ben due mesi, rispetto ai colleghi maschi, avere una decina di congedi in più all'anno non potrebbe che tentare di bilanciare le cose. Detto questo, è interessante anche scoprire com'è nata questa iniziativa e perché tutte le aziende dovrebbero copiarla.

Coexist non è una società come tante altre, ma una realtà che opera nel sociale: tra le sue attività, ha la gestione di Hamilton House, un centro e comunità di coworking creativo frequentato da artisti, architetti, designer, ambientalisti. La sua sede si trova a Stokes Croft, il quartiere più cool della piccola città di mare vicino Londra: un suo muro ospita niente meno che un murales di Banksy, lo street art più famoso del mondo. Inoltre, elemento non di secondaria importanza, su 31 dipendenti, 23 sono donne. 

immagine non disponibilepinterest
Getty Images
L\'opera di Bansky alla Hamilton House di Bristol

«Nel corso degli anni ho avuto molte donne nel mio staff. Ho visto tante di loro piegarsi in due per via del dolore causato dal ciclo, ma nonostante ciò non andavano a casa perché non si reputavano ammalate. Questo è ingiusto», ha spiegato Bex Baxter, Ceo di Coexist. «Noi di Coexist siamo molto comprensivi: se qualcuno sta male, non importa per quale ragione, è incoraggiato  ad andare a casa. Ma abbiamo voluto riconoscere con un'iniziativa ufficiale il diritto delle donne di prendere dei giorni quando stanno male, e questisenza mettere alle mestruazioni, che sono un evento fisiologico, l'etichetta di malattia».

Un punto di vista che tiene conto sì dei bisogni femminili, ma anche di quelli maschili, in un'ottica più rispettosa delle esigenze naturali dell'essere umano. Il che si traduce, tra l'altro, in un aumento dell'efficienza. «È un equivoco pensare che prendersi un giorno di riposo abbassi la produttività», ha spiegato Bexter. «In realtà, si tratta di sincronizzare il lavoro con i cicli naturali del corpo, che per le donne includono le mestruazioni. Durante, sono in una specie di stato di letargo, perché hanno bisogno di riorganizzarsi, stare al caldo e nutrire i loro corpi, ma subito dopo per loro arriva la primavera. I giorni post-ciclo, infatti, sono quelli di massima efficenza femminile: le donne arrivano a produrre tre volte di più rispetto alla loro media».

Insomma, tutti ci guadagnano: tu che invece di soffrire alla scrivania senza concludere granché puoi coccolarti a casa spaparanzata sul divano con la boule sulla pancia e le puntate della tua serie preferita à gogò, e l'azienda che beneficerà della tua ottima forma al rientro. «Se si lavora seguendo i propri  ritmi naturali, ci si sente gratificati, la creatività e l'intelligenza si amplificano e gli affari ne risentono positivamente», conclude Bexter.

Coexist ha perfino organizzato un seminario a Hamilton House il 15 marzo, in concomitanza con l'attivazione del congedo per il ciclo mestruale. Il titolo? "Valorizzare i ritmi naturali sul posto di lavoro". A tenerlo sarà Alexandra Pope, women's leadership coach ed educatrice in "menstrauality".