Hai mai sentito parlare di stalking occupazionale? Questo termine indica l'attività persecutoria di uno stalker sul luogo di lavoro che si ripercuote nella tua vita privata. Nella maggior parte dei casi, è associata a episodi di molestie sessuali. Sebbene i giuristi definiscano stalking occupazionale appunto solo quello che porta con sé conseguenze nefaste anche nella vita lavorativa e nella carriera della vittima (altrimenti rientra genericamente nel reato di stalking), il fenomeno è in crescita. In altre parole, lo stalker è un collega, il tuo capo, qualcuno che, tu lo voglia o no, incontri tutti i giorni quando vai in ufficio. Un esempio classico di questo tipo di persecuzione seriale è quando per vendicarsi di essere stato respinto, il molestatore ti rende difficile ogni cosa arrivando a sabotare le tue prestazioni professionali, bloccarti la carriera e spingerti a dare le dimissioni.

Ma quanto spesso succede?

Dati aggiornati non ce ne sono, ma tra il 2008 e il 2009 l'Istat ha intervistato 24.000 donne tra i 14 e i 65 anni scoprendo che le lavoratrici che avevano subito almeno una volta molestie sessuali e stalking sul lavoro nell'arco della vita erano un milione e 308.000. Pochissime, però, denunciano: si ipotizza che circa il 90% degli abusi resta impunito.

I motivi più ricorrenti? Vergogna, imbarazzo, paura di perdere il lavoro. Proprio così, molte ragazze, magari al primo impiego in piccole imprese con pochi dipendenti, pur di non creare problemi al datore di lavoro nel timore di non vedersi rinnovato il contratto a termine, evitano di denunciare le persecuzioni cui sono soggette. Cercano semplicemente di barcamenarsi come possono, in attesa che la situazione migliori. La cronaca, però, ci dice che purtroppo molto spesso accade il contrario: invece di migliorare, la situazione precipita.

La buona notizia

Sebbene in questi giorni a causa di una grave svista legislativa sia più difficile difendersi dagli stalker in tribunale, sul luogo di lavoro, invece, le cose stanno diventano un po' più semplici. La buona notizia, è che dal 2016 esiste un protocollo sottoscritto tra Confindustria e i sindacati Cgil, Cisl e Uil a tutela delle donne sui luoghi di lavoro. In seguito, l'accordo è stato anche riconosciuto e sottoscritto da Apindustria (Associazione piccole e medie imprese) del Veneto e di altre regioni. Se la tua azienda lo ha sottoscritto, il collega o il dirigente che ti importuna e perseguita potrebbe anche essere licenziato con facilità.

L'accordo si basa su un'analoga intesa tra le parti sociali europee del 2007, e non solo rigetta qualunque forma di violenza sulle donne come affermazione di principio, ma prevede anche una serie di contromisure concrete, pensate proprio per evitare di sottovalutare le molestie, che siano estemporanee o segnali di un vero e proprio stalking seriale sistematico, consentendo di intervenire anche in caso di episodi considerati "minori", prima che si trasformino in un'escalation di violenze. Il primo passo, dunque, è parlare al responsabile risorse umane della propria azienda o, in alterativa, a un rappresentante sindacale.

Tra le misure previste, c'è anche l'adozione di una dichiarazione di esplicita condanna dei comportamenti molesti e/o violenti da parte delle imprese associate, che si impegnano a prendere iniziative adeguate, incluso il licenziamento, nei confronti dei responsabili.

Informati se la tua azienda ha aderito all'iniziativa. Se così non fosse, chiedi che partecipi al più presto e parlane con i colleghi e i tuoi rappresentati sindacali: servirà a tutelare meglio te e tutte le donne che lavorano insieme a te.

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