Cambiare vita per lavorare smart da posti da sogno come Bali o il Brasile facendo pure carriera è possibile: tre ragazze che ci sono riuscite ti spiegano come. Fatti ispirare dalle loro storie!

Chloe lavorava come infermiera a ritmi massacranti: ora è proprietaria di un hotel su una spiaggia brasiliana

«A 23 anni prestavo servizio in un grande ospedale, nel reparto di chirurgia del cervello infantile. Un incarico parecchio impegnativo il mio. Amavo la mia professione, ma allo stesso tempo ho sempre desiderato fare qualcosa di più creativo. Così una mattina, tornata a casa distrutta dopo un lungo turno di notte, seduta al tavolo della cucina davanti alla mappa del mondo aperta, ho tirato fuori dal sacchetto di snack che stavo sgranocchiando una nocciolina, ho chiuso gli occhi e l'ho lanciata a caso in aria. Ho giurato a me stessa che sarei andata ovunque fosse atterrata. Ed è caduta proprio dove oggi si trova il mio eco-hotel Butterfly House!

Ho dato le dimissioni dal lavoro e messo in vendita la casa, poi il giorno successivo ho comprato un biglietto di sola andata per il Brasile e un piccolo appezzamento di terreno sulla costa. Ho trascorso sei anni a costruire il mio albergo, accampandomi sulla spiaggia per poter cominciare a lavorare la mattina all'alba. È stato un periodo folle, ma sono fiera di quello che ho conquistato. Partire da zero fa salire la tua creatività alle stelle.

Oggi non so più cosa sia la routine. Vivo in un bungalow in riva al mare a un decimo del prezzo di un affitto di Londra o Milano. L'Europa mi manca parecchio, ma mi sono immersa nella cultura del luogo, così diversa dalla mia ma bellissima, e so di essere diventata una persona migliore e più felice».

Katie, stilista di borse, ha mollato l'Inghilterra per le spiagge di Bali e il suo business è decollato

«Da quando gestisco il mio brand di moda da Bali la mia vita è migliorata. Ho creato il marchio di borse Angel Jackson insieme a mia sorella: lei è stata la prima ad andare a vivere a Bali nel 2009, per supervisionare la produzione. In Indonesia, infatti, c'è una tradizione spettacolare nella lavorazione della pelle, inoltre aprendo il nostro laboratorio in loco era possibile operare in modo sostenibile. Dopo un po' abbiamo scoperto che avremmo potuto gestire l'intero business da laggiù, quindi ho chiuso lo show-room di Londra e mi sono trasferita anch'io. Non vedevo l'ora di avere più spazio per me stessa, agognavo cieli azzurri e... una vita meno cara.

I primi tempi gli ostacoli non sono mancati. La lingua incomprensibile, internet che non funzionava e i fusi orari hanno costituito una vera sfida. C'è voluta molta perseveranza per raggiungere gli standard di produzione che volevamo, ma alla fine siamo state ripagate. Inoltre, Bali è una destinazione molto ambita dai creativi di tutto il mondo: abbiamo conosciuto tanti fotografi, stilisti e designer. 

Comincio la giornata facendo surf, yoga o pilates. Quindi, organizzo meeting a colazione in un bar sulla spiaggia con i production manager, i responsabili dei campioni o delle vendite. Spesso ci portiamo il laptop in riva al mare e lavoriamo da lì. I nostri stili di vita sono migliorati. Possiamo mangiare lo straordinario cibo balinese in un bar locale per 1,30 euro e farci fare un massaggio per 6,50 euro. E ci possiamo addirittura permettere un'addetta alle pulizie tutti i giorni.

Il mio modo di lavorare è cambiato. Con mia sorella, abbiamo abbassato i costi, centralizzato gli affari e ora ci stiamo focalizzando sulle collaborazioni creative. Possiamo volare a Shanghai per un meeting il lunedì ed essere di ritorno per andare in spiaggia il martedì. Abbiamo preso la decisione giusta trasferendoci qui! Oltre a essere socie in affari, siamo anche migliori amiche. Decidiamo cosa fare nel nostro business giorno per giorno, man mano che gli affari si sviluppano. Angel Hackson qui in Asia è diventata un'etichetta cult».

Katerina sgobbava in ufficio fino a sera ogni giorno: ora dirige un'associazione no profit in relax ad Aarhus, in Danimarca

«Andare in Danimarca è stata la mia occasione. Quando il mio ragazzo (ora mio marito) ha ottenuto un lavoro laggiù, ho subito capito che era un'opportunità per scoprire posti nuovi. Non solo Copenhagen, ma anche le spiagge e le foreste di Aarhus. Sono anche riuscita a trovare un lavoro a livello internazionale: dirigo un organizzazione di arte no profit che si espande nei quattro paesi nordici. Essere un'outsider rende la tua mentalità più imprenditoriale perché devi metterti in gioco o iniziare un progetto tuo.

Oggi ho uno stile di vita più sano. Trascorro meno ore in ufficio e più tempo a contatto con la natura. La bicicletta è il mezzo più usato per muoversi, che tu sia uno studente o un dirigente. Certo, la Danimarca è cara (€ 11 per un bicchiere di vino!),le tasse sono alte (il 47% del reddito) all'inizio non potevamo permetterci di comprare quasi niente, ma in cambio ricevi parecchio: la riduzione sul prestito per la casa, sussidi per i pendolari, trasporti pubblici poco costosi e servizi per l'infanzia abbordabili.

Gli orari di lavoro sono molto flessibili. La società danese è costruita intorno alla famiglia, dunque i datori di lavoro capiscono che se hai un bambino hai bisogno di uscire alle 4 per andare a prenderlo. Ora ho un figlio di 2 anni e posso usufruire di servizi per l'infanzia eccellenti e proprio attaccati a casa. Se sono ancora al lavoro alle 5 del pomeriggio, i colleghi commentano che sto lavorando troppo: tutto diverso da quello che accadeva prima, quando lavoravo regolarmente fin dopo le 7! Mio marito e io amiamo entrambi il nostro lavoro: se non ci fossimo trasferiti in Danimarca non so se avremmo potuto avere un figlio senza che uno dei due fosse obbligato a rinunciare alla carriera».