Quasi tutte le imprese li offrono, ma capire se uno stage è una fregatura o una opportunità non è facile. La scorsa settimana, per esempio, si è molto discusso sui social del cattivo uso di concorsi e contest che inducono tanti millennials a fornire spesso progetti e idee economicamente di grande valore a costo zero, e tutto questo con l'unica speranza, ma non la certezza, di accedere a uno stage e trovare finalmente un'occupazione.

Purtroppo, non si tratta di casi isolati (per quanto c'è sempre chi si distingue nel peggio, magari obbligando i suddetti millennials anche ad acquistare un proprio articolo pur di avere il privilegio di lavorare quasi gratis...).

Sei un brand in cerca di nuove idee? Invita 50 ragazzi neolaureati o smanettoni esperti, mettili a lavorare gratis sotto pressione per 48 ore facendo firmare loro una rinuncia preventiva alle idee che poi tu sfrutterai al posto loro, chiamalo contest, o ancora meglio hackathon, ed ecco che non sarà più sfruttamento, ma un evento molto cool. Non è sempre così, naturalmente: la maggior parte dei contest sono serissimi e parteciparvi costituisce davvero l'occasione ideale per farsi notare e dare una svolta alla propria carriera. Ma la triste verità è che spesso in Italia le aziende, specie piccole e medie, usano sistematicamente questi strumenti per garantirsi un serbatoio di giovani talenti pagandoli il meno possibile.

Proprio così, le stesse risorse che a Berlino, Londra o San Francisco sono apprezzate, vezzeggiate e inseguite dai recruiter, da noi sono le più bistrattate: adulate dalla pubblicità e dal marketing, ma nella pratica sottopagate.

In un mondo occupazionale nel quale il problema principale non è che manca il lavoro, ma pochi vogliono assumerti e retribuirti il giusto per farlo, ecco le scappatoie ad hoc: lo smanettone da spremere in un hackathon e lo stagista usa e getta. E così tu, con la scusa che sei giovane, che ti stai ancora mettendo alla prova e che hai molto da imparare, ti devi accontentare di un contratto di 1-3 mesi con rimborso spese (o a zero euro). E quando finisce, non c'è problema: avanti un altro!

Se diversi stage sono realmente proficui, infatti, moltissimi altri si rivelano un vicolo cieco. Secondo uno studio del 2014, solo il 9,1% degli stagisti (meno di uno su dieci) poi viene assunto. Ma come si fa a capire se il contratto di tirocinio offerto da un'azienda è appunto una fregatura o un'autentica opportunità? Ecco alcune dritte.

Chiedi quanto ti pagano

Non avere alcun imbarazzo: è un tuo diritto saperlo. Lo stage, infatti, dovrebbe essere retribuito con un rimborso spese. Il condizionale è d'obbligo. Per quelli curricolari (che si svolgono durante il periodo di studio) le aziende non sono tenute a pagare, mentre per gli stage extracurricolari è prevista una cifra lorda minima obbligatoria, che però varia a seconda di dove farai il tirocinio, perché è stabilita dalle varie regioni o province autonome. Se, per esempio, sarai così fortunata da fare lo stage extracurricolare a Bolzano, riceverai un rimborso minimo di 640 euro (un record in Italia), mentre in Piemonte avrai almeno 600 euro e in Sicilia appena 300.

Controlla la web reputation dell'impresa

È difficile nascondere cattive condotte alla Rete: una semplice ricerca su Google e i social, LinkedIn in primis, ti servirà a controllare la web reputation dell'azienda rispetto al trattamento dei propri dipendenti. E vai sul sito La Repubblica degli stagisti che redige ogni anno una classifica delle più virtuose dal punto di vista dei pagamenti, della trasparenza e del tasso di assunzione a fine stage. Tra i vincitori del 2017, Everis per esempio paga i propri stagisti (che siano curricolari o extracurricolari non importa) 1.000 euro al mese e ne assume oltre il 90%.

Prediligi le realtà dove puoi davvero imparare

Uno stage deve darti la possibilità di apprendere cose nuove in un clima stimolante. Se non fai altro che portare il caffè al capo ed espletare incombenze generiche e di bassa manovalanza tipo fare le fotocopie (ammesso che si facciano ancora), non avrai mai occasione di imparare nulla di utile e nemmeno di utilizzare le competenze apprese nel tuo percorso di studi. Pensaci: se l'azienda non dimostra alcun interesse a investire nella tua formazione, è probabile che ti voglia solo sfruttare.

Preferisci le società più grandi e conosciute

È vero che nelle piccole realtà con strutture gerarchiche snelle spesso hai maggiori chance di farti notare dai capi e può capitarti anche di ricevere da subito incarichi di una certa responsabilità, ma in una impresa multinazionale avrai sempre maggiori opportunità di carriera e riconoscimenti. Senza contare che, mal che vada, aver svolto per un periodo un ruolo in un brand noto renderà più appetibile il tuo curriculum in futuro.

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