Hai mai sognato di fare la detective come Sherlock Holmes? Se il tuo sogno si è arenato durante l'adolescenza e si è scontrato contro cause di forza maggiore, ora esiste la possibilità di realizzarlo anche se solo per 60 minuti. Meglio di niente, no?

E qui viene il bello. C'è un nuovo passatempo che dagli Stati Uniti ha conquistato in poco tempo Australia, Giappone, Thailandia, Cina e anche qualche capitale europea. Si chiama Escape room ed è un real game che si svolge in una stanza dove vieni rinchiusa con il tuo gruppo di amici per risolvere un mistero in 60 minuti tentando di mettere insieme gli indizi, decifrare codici, mostrare abilità manuali quasi degne di Indiana Jones (se non dei Goonies).  E il riferimento non è puramente casuale, visto che in qualche caso l'antico Egitto è una dei contesti ricreati per il gioco dal vivo. 

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A Milano stanno nascendo come funghi, ma anche Padova, Torino e altre città hanno aperto i battenti alle prime. Per sapere se c'è nella tua città, basta farse un giro su internet o anche TripAdvisor e scoprire tutte le recensioni di chi ha sperimentato.

Ci ho provato anch'io insieme al mio compagno e a due amici ed è stato così divertente che breve ci lanceremo in nuove avventure investigative. Il mondo lì fuori ha bisogno di noi, della nostra pipa, del nostro violino e della nostra lente di ingrandimento, tutti gadget che a breve recupereremo per lanciarci sulla via del professionismo (Ciao Sherlock, stiamo arrivando!). 

Nel frattempo durante la nostra prima missione ho imparato qualcosa sul lavoro di gruppo e su come un team ben costruito possa giungere al successo passo dopo passo:

1. Due occhi sono importanti, ma otto sono meglio (noi eravamo in quattro)

Una delle abilità che richiede un'Escape room è la capacità di osservazione. Rinchiusi in una stanza e circondati da oggetti, bisogna saper esplorare bene, guardare con attenzione e non farsi scappare nessun dettaglio. Sembrerebbe banale a dirsi, ma la verità è un'altra: l'idea che il tempo passi e scorra in fretta ti rende meno concentrata di quanto vorresti e gli elementi che ti distraggono sono molti e alcune volte così tanti che non riesci a fare realmente ordine nella tua testa. Ci mette lo zampino anche qualche colpo di scena scenografico. Morale della favola? Quello che scappa ai tuoi occhi è possibile che sia captato da membri della tua squadra e viceversa. E questo primo punto ha molte conseguenze interessanti (vedi punto 2, 3, 4).

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2. In un buon team scopri che l'abilità di uno nasce dalle abilità degli altri, ma anche dalle esperienze

Quando ci siamo organizzati per fare l'Escape room, l'idea, da amici, era anche di mettere insieme persone che avessero abilità diverse per amalgamarci meglio. Noi eravamo quattro amici che avevano ben presente le attitudini degli altri: c'era un ingegnere (mai perderselo!), una mente vivace e creativa, una persona precisa e attenta e poi io, che faccio sempre la curiosa di turno. Alla fine abbiamo scoperto che tutti possono sorprendentemente fare tutto e che, se l'ingegnere riesce a farsi venire in mente l'idea giusta sul codice da decifrare (viva il cliché), è perché gli altri gliel'hanno servita su un piatto d'argento, chi rovistando, chi con un senso d'osservazione particolare, chi perché conosce quel tipo di lucchetto e l'ha già visto un'altra volta quando apriva il baule del nonno. Insomma, ogni attitudine, ma anche ogni esperienza quando sono gettate nel calderone creano fuochi d'artificio e non importa che tu sia o meno più portato per qualcosa (come per esempio i giochi di strategia). Il bello è che nessuno può andare al traino dell'altro, sono tutti utili alla causa e si vince perché si lavora bene insieme e ci si aiuta. Emerge solo la squadra e nessun individuo. Tra di noi non c'è stato qualcuno di più bravo: nelle diverse occasioni ognuno in modo diverso si è rivelato fondamentale per superare i livelli.

3. La specializzazione è importante, ma il quadro d'insieme allena la mente

In alcuni momenti di giochi hai l'impressione che dividersi e fare cose diverse velocizzi le operazioni e ti aiuti ad andare avanti. Questo può essere vero quando è chiaro quale sia l'ordine della azioni, ma non sempre si è così fortunati. In alcuni casi gli indizi all'interno della stanza sono così tanti che è difficile ritrovare il bandolo della matassa. Per questo se tutti hanno un occhio d'insieme è più facile che in mente baleni l'idea giusta: si hanno più informazioni insieme e non separate ed è più facile fare i collegamenti. Ovvero, ognuno dà il suo piccolo e utilissimo contributo anche quando pensa a voce alta.

4. Bisogna sapersi ascoltare e condividere le informazioni

Il pericolo di pensare di sapere fare meglio qualcosa rispetto a un altro è sempre dietro l'angolo. Noi siamo stati bravi in questo: ci siamo fidati l'uno dell'altro, nonostante il tempo scorra, ti metta molta pressione e ti renda meno paziente. È meglio osservare sempre cosa fanno gli altri e ascoltarli quando dicono qualcosa. Se si trova un indizio è bene condividerlo, perché magari è utile a qualcun altro che sta cercando da un'altra parte e che ha trovato il secondo pezzo mancante del "puzzle". Rimanere concentrati solo su se stessi e su quello che si sta facendo senza un orecchio attento agli altri rischia di farti perdere informazioni utili. Tutti all'interno della squadra siete importanti allo stesso livello e non esiste il Calimero della situazione.

Ed ecco a chi abbiamo pensato mentre ci concentravamo sugli indizi:

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Ti piacerebbe mettere in moto i tuoi neuroni da detective?