Una cosa accomuna tutti gli scivoloni epici: che tu sia stata licenziata (scivolone lavorativo), abbia avuto un vuoto di memoria mentre presentavi due persone a un party (scivolone sociale) o abbia twittato un commento potenzialmente offensivo ai tuoi follower (scivolone socialmediatico)... ti senti comunque sprofondare dalla vergogna. A meno che tu sia uno di quei politici tipo Donald Trump che hanno elevato le figuracce (e la faccia di bronzo) a una forma d'arte. 

La colpa di questo schiacciante senso di umiliazione è da attribuire, almeno in parte, all'evoluzione dei costumi e della tecnologia. «Noi umani siamo esseri sociali e prendiamo una buona parte della nostra autostima dalla tribù», spiega la psicologa Brenda Bauer. «Se pensiamo che la tribù disapprovi il nostro comportamento, ci afferra il panico, ci si annoda lo stomaco… In breve, ci sentiamo morire». Eh già: si chiama mortificazione narcisistica. 

Dato che oggi il mondo è connesso 24/7, è facile che il giudizio severo che noi diamo su noi stesse diventi un giudizio globale. Bastano un clic o una condivisione, infatti, e chiunque può trasformare il nostro fail in un affare di stato. Anche gli scivoloni "privati" non sono più privati: non è più necessario che tu sia una celebrity perché una foto in cui esci dalle acque cristalline di un acquapark con lo slip del bikini vistosamente fuori posto diventi virale nel giro di pochi minuti. 

«La disponibilità di così tante piattaforme di comunicazione moltiplica la velocità con cui un fail può diffondersi», dice Matthew Hiltzik, fondatore della Hiltzik Strategies, società che si occupa di comunicazione aziendale «Per giunta si dà per scontato che tutti ne siano consapevoli e stiano più attenti».

Non prenderla sul personale

Ma è davvero tutta colpa nostra? Megan McArdle, autrice di The Up Side of Down: Why Failing Well Is the Key to Success, pensa che dovremmo concederci delle attenuanti. «Prendiamo i nostri scivoloni troppo sul personale, pensando di essere stupide o di non avere quel che serve per raggiungere il successo, sottovalutando il ruolo della fortuna», spiega. «Certo, dietro ogni flop c'è almeno una decisione sbagliata. Però ogni giorno vengono commessi errori che non hanno nessuna conseguenza». 

Quindi McArdle suggerisce una semplice equazione: errore + sfortuna = flop. «È sempre una questione di coincidenze!», afferma. In poche parole: se anche hai commesso una manciata di errori, è quello che il tuo capo scopre che ti può costare il posto. 

Lo stesso vale per i fail sociali: capita a tutti di non ricordare il nome di un conoscente: è solo sfortuna se ti succede proprio quando lo devi presentare al tuo nuovo ragazzo a un party. Infine, ci sono migliaia di tweet e commenti inappropriati che vengono postati nel mondo ogni giorno (ogni minuto?), ma è la combinazione di chi sei + cosa hai scritto + quando lo hai postato + chi lo ha letto che potrebbe metterti nei pasticci. Il consiglio della McArdle? «Autorizzati a essere fallibile. Ricorda che ogni volta che sbagli impari qualcosa».

Ribalta il copione

Non importa quanto sia epico il tuo scivolone: secondo Hiltzik c'è sempre un modo per rimetterti in piedi e perfino trasformare il flop in una vittoria. In primo luogo, valuta la tua reputazione. «A quanto ammonta il credito di benevolenza e di ostilità che vanti nei confronti degli altri? Ovvero: come ti sei comportata in generale fino a oggi? È la prima volta che vieni colta in fallo o ci sono precedenti?», domanda Hiltzik. 

Se è il tuo primo scivolone e di solito piaci alla gente, ci sono ottime probabilità che l'incidente venga archiviato in tempi brevi... anche se vanti un numero cospicuo di haters. Ricordi il clamore suscitato dalla definizione "distacco consapevole" con cui Gwyneth Paltrow ha annunciato la separazione da Chris Martin? No? In effetti, in pochi se ne ricordano. Ed è un successo: Gwyneth ha ridimensionato il suo epic fail semplicemente passando oltre. 

Se tu puoi superare il tuo errore, possono farlo anche gli altri. «Il pubblico in genere è abbastanza incline al perdono», dice Hiltzik. E gli amici e la famiglia rientrano nel tuo "pubblico". Una volta che gli altri hanno superato la cosa, puoi ribaltare il copione e uscirne vincente. 

«A volte dalle avversità nascono delle occasioni», osserva Hiltzik. Una giusta dose di umiltà e autoironia può velocizzare il perdono. Pensa a Justin Bieber. «Accettando di sottoporsi al Comedy Central Roast, dove è stato abbondantemente preso in giro, ha lasciato che si deridessero i suoi comportamenti immaturi e ne ha riso anche lui, con un notevole riscontro mediatico», fa notare Bauer. Ci ha guadagnato una nuova audience di potenziali fan che ammirano la sua autoironia. 

Una volta che l'imbarazzo è passato e che (nel caso fosse necessario), hai presentato le tue scuse, guarda quel che hai imparato. «Nessuno nasce sapendo già come fare le cose», dice McArdle. «Gli errori sono sempre occasioni per imparare».