A Parigi è morta una di noi. Non la conoscevamo, ma era una nostra amica. Si chiamava Valeria Solesin, aveva 28 anni. Come noi amava la musica, uscire la sera con gli amici, divertirsi. È stata uccisa per questo. Come noi credeva nella pace ed è stata ammazzata dalla guerra. Una guerra che se la prende con chi non impugnerebbe mai un fucile, con chi studia, lavora sodo, si dà da fare per gli altri, è impegnata in attività di volontariato, ama e progetta un futuro migliore. Valeria fino a venerdì 13 novembre era tutto questo. Non l'avevamo ancora incontrata, ma avremmo potuto conoscerla e passare insieme a lei una serata a un tavolino di un bar all'aperto, davanti a un bicchiere di birra parlando di presente e futuro. Perché i suoi ideali sono i nostri.

Qualcuno la considerava un "cervello in fuga", ma noi preferiamo pensarla come una ragazza del mondo. Curiosa, avventurosa, generosa, aperta al confronto con altre lingue, altre culture, altri punti di vista. Pronta a fare le valige e partire, per poi magari tornare nel proprio Paese portando qualcosa di prezioso, che prima non c'era. Valeria non era sola. Tanti ragazzi sono come lei. Giovani che non si chiudono asserragliandosi dietro a un pregiudizio che porta in sé il germe della violenza e della sopraffazione. Che non sparano, ma si confrontano con tenacia. Che non esplodono, ma esplorano il mondo. Perché ci vuole coraggio a difendere la pace.

Amava andare a fondo nelle cose, e il suo percorso professionale ce lo dimostra. Valeria aveva lasciato la sua città, Venezia, per andare a studiare Sociologia all'Università di Trento. I fenomeni sociali la appassionavano. E poi si era trasferita a Parigi, dove da 4 anni lavorava come ricercatrice e dottoranda all'Istituto di Demografia dell'Università Paris 1, alla Sorbona. Si occupava di temi legati alla famiglia e al lavoro delle donne, un argomento che ci sta molto a cuore.

Due anni fa aveva pubblicato un articolo sull'osservatorio indipendente demografico online Neodemos a proposito di come i doveri familiari pesano sul lavoro delle donne. In conclusione, osservava: "In un contesto europeo in cui si promuove l'occupazione femminile non si possono ignorare le conseguenze dell'arrivo dei figli sull'attività professionale delle donne. Se da un lato, infatti, l'Italia fatica a raggiungere l'obiettivo, sancito dal trattato di Lisbona, di un'occupazione femminile al 60%, si nota che anche in Francia, paese assai più performante, l'occupazione delle donne sia ancora sensibile all'età e al numero di figli presenti nel nucleo famigliare. È per questo motivo che appare auspicabile una maggiore condivisione delle responsabilità familiari e professionali tra le donne e gli uomini in entrambi i paesi". Le sue parole sono le nostre.

Il volontariato faceva parte dei suoi valori, che condividiamo. Valeria aveva fatto la volontaria per Emergency. La sua presenza ha lasciato un segno. Gino Strada sul suo profilo facebook ha scritto: "Ciao Valeria, grazie. Anche lei tra le vittime del terrorismo che ha sconvolto Parigi. Abbiamo avuto la fortuna di conoscerla e apprezzarla da volontaria di Emergency, prima a Venezia e poi a Trento".

Anche noi avremmo potuto essere al Bataclan a sentire gli Eagles of Death Metal, se ci fossimo trovate a Parigi. Oppure avremmo ordinato un drink in uno dei tanti bar di Canal Saint-Martin. Ci saremmo fatte largo nella ressa di ragazzi nella fresca serata parigina, insieme ai nostri amici, senza accorgerci di chi stava arrivando alle nostre spalle. E poi, sarebbe bastato un attimo per perdersi di vista. Corri nella direzione sbagliata e non ne esci più viva. Intanto, a migliaia di chilometri di distanza, altri ragazzi, vittime innocenti, muoiono sotto una bomba o per una sommaria esecuzione. Oppure in fondo al Mediterraneo, insieme ai loro sogni di un futuro migliore. Gli stessi uomini e donne, ragazzi e ragazze, di cui Valeria si sarà presa cura nel suo impegno di volontaria con Emergency.

Perché tutto ciò? A questa domanda non abbiamo una risposta. Se non quella di continuare a vivere in nome di tutti loro. A sognare e darci da fare per un futuro migliore. A studiare, lavorare sodo, spenderci per chi ci sta accanto, amare, divertirci, ascoltare musica, confrontarci con chi proviene da un'altra cultura, perché c'è sempre da imparare qualcosa. Come faceva Valeria, che studiava le differenze tra la Francia e l'Italia. Venerdì abbiamo perso una sorella, una persona, una risorsa preziosa per tutti noi. Ci mancherà.

Leggi anche: Attacco terroristico a Parigi: gli hashtag della speranza da seguire sui social