A volte vorremmo proprio dire di no. Invece tutto ciò che riusciamo a dire è: sì.
Perché succede? Vediamo!

Immagina questa scena: sei seduta sulla poltrona del tuo parrucchiere. Dopo una breve consultazione sul look che vorresti, lui comincia a sforbiciare qua e là, a trafficare intorno alla tua testa e a dare forma al tuo nuovo taglio. Solo che... non sta venendo come speravi: nel giro di pochi secondi, il tuo caschetto "midi" alla Alexa Chung si è trasformato in qualcosa che non è neanche suo lontano parente. Addio alle tue amate mèches californiane. Eppure, quando il tuo parrucchiere ti mostra il misfatto, tu ti alzi e, con un sorriso forzato, gli dici: «È fantastico, lo adoro», mentre in cuor tuo ringrazi l'universo per esserti portata una felpa con il cappuccio. Ecco, ti è mai successo? In situazioni del genere è meglio dire quel che si pensa. Qui ti suggeriamo come esercitare il tuo diritto di critica senza ferire la sensibilità altrui.

Superare il conflitto e imparare a dire di no

Roberta, 22 anni, ci racconta del suo senso di frustrazione durante una cena: «Ho chiesto al cameriere che nella mia pizza Vegetariana non fossero aggiunti i peperoni, perché sono allergica. Ma lui o non ha sentito o se n'è scordato. Non volevo piantare una grana, così mi sono limitata a mangiare le parti senza peperoni. Risultato: alla fine ero ancora affamata».

Perché è difficile dire di no

Ti stupirà sapere che la maggior parte delle persone tende a fare come Roberta. Secondo l'esperta di buone maniere Anna Musson, questo succede per un istinto legato alle nostre abilità sociali. «Tendiamo per natura a rifuggire il conflitto, perciò a volte preferiamo evitare i confronti scegliendo la rassegnazione», spiega. «Il lato buono è che risparmiamo agli altri dei momenti sgradevoli; ma questo comportamento ha degli svantaggi, a cominciare dal senso di infelicità che ci causa».

Se sei sincera ci guadagna anche il tuo interlocutore

Scegliendo di "non piantare una grana", Roberta non è stata la sola a rimetterci: alla fine, non ha fatto un favore neanche alla persona che l'ha servita, né al proprietario del ristorante. Questa è la conclusione a cui siamo giunte parlando con professionisti di vari settori. «Cerco sempre di ascoltare e interpretare i gusti e i desideri dei clienti ma può succedere di non "azzeccare" il gusto o di sbagliare un piatto», assicura Paola Voulaz del ristorante La Majon de La Torretta Hotel di Challand Saint Anselme (Aosta). «Per me sarebbe uno scambio proficuo e non imbarazzante sapere subito se qualcosa non va, perché cercherei di rimediare. Il mio desiderio è che l'ospite consumi una buona cena. Noi offriamo un piacere e siccome questo ha un costo, è giusto che il cliente sia sincero: se dice quello che pensa ne ricaviamo un vantaggio entrambi. Mi dispiacerebbe molto sapere che una persona è stata scontenta, non me l'ha detto e poi magari lo ha scritto su Tripadvisor!».

Le critiche costruttive fanno crescere

Negli esercizi commerciali, come un ristorante o un salone di bellezza, la cosa più importante è la soddisfazione del cliente. Se va via scontento, difficilmente tornerà; dal canto suo, se il professionista non presta attenzione alle eventuali rimostranze, fa il suo lavoro in modo approssimativo. Non bisogna sempre considerare le critiche una via verso il conflitto. Afferma Sara Blonde dell'Hair Salon Rainbow Hair di Milano: «Nel mio salone ci prendiamo il tempo per ascoltare il cliente: per prima cosa io chiedo di raccontarmi i suoi desideri. Facendo così è più difficile sbagliare, anche se non impossibile perché non c'è nulla di più complesso della comunicazione. Noi parrucchieri siamo un rifugio, un'iniezione di positività e di autostima, il cliente si affida a noi. Quindi io sono soddisfatta solo quando nei suoi occhi vedo la felicità. Se non succede, ed è impossibile non accorgersene, devo capire che cosa non lo convince e trovare una soluzione affinché vada via felice di guardarsi allo specchio. Voglio essere una sua alleata e per fare questo anche lui deve dirmi con sincerità se c'è qualcosa che non va».

L'assertività facilita la crescita interiore

Quando ci relazioniamo agli altri siamo soliti scegliere una di queste modalità: aggressiva (ci mostriamo sulla difensiva, minacciamo, offendiamo), passiva (cediamo, acconsentendo a tutto ciò che ci viene detto), assertiva (esprimiamo in modo pacato quel che vorremmo).

Trovare il coraggio per dire di no in maniera assertiva

Probabilmente non adottiamo sempre la stessa, ma se c'è qualcosa su cui gli esperti concordano è che solo mediante l'assertività riusciremo ad avere con il prossimo una relazione sana ed equilibrata. «Quando sono in disaccordo con il mio compagno, tendo a pormi in maniera aggressiva, tirando fuori il peggio di me», ammette Emanuela, 31 anni. «Faccio molta fatica a controllarmi. Ma perché non riesco a dire ciò che voglio senza arrivare a quel punto?». Adottare una comunicazione assertiva (nel lavoro, in coppia, in generale con gli altri) è uno sforzo che ripaga aiutandoci a evolvere come individui indipendenti.

Farsi rispettare senza essere aggressivi

Affermare i tuoi diritti senza aggressività, tenere in considerazione i tuoi bisogni ed essere schietta senza sconfinare nella mancanza di rispetto è il solo modo di sfuggire all'insicurezza e al senso di malessere che a volte possono spingerti a sbottare, urlando tutto quello che ti passa per la testa. Ma come ci si arriva? Il primo passo è conquistare una buona sicurezza di sé. Non puoi essere assertiva se non sei fermamente convinta di quel che pensi e non senti di meritare il rispetto degli altri. Tutti abbiamo il diritto di essere noi stessi. Chiunque cerchi di impedirtelo sta mettendo degli ostacoli sul tuo percorso verso l'autorealizzazione.

Perchè è importante dire ciò che si pensa

Maria ci racconta la sua esperienza: «Il mio computer non si accendeva, così l'ho portato da un tecnico. In due minuti mi ha detto che bisognava sostituire la scheda, il che mi sarebbe costato un sacco. Normalmente, da brava credulona, gli avrei lasciato il pc. Ma nella mia testa è scattato qualcosa: gli ho detto che volevo un secondo parere e me ne sono andata. Ho fatto benissimo: il tecnico successivo mi ha spiegato che era solo un problema di batteria e me la sarei cavata con 30 euro». In casi come questo, tenere la bocca chiusa può portare uno svantaggio economico. Dire quel che si pensa non solo aiuta a ottenere ciò che si desidera, ma anche a non farsi imbrogliare. Mettere in dubbio le affermazioni di qualcuno non è sempre un segno di sfiducia: è un diritto del consumatore quando paga per un servizio e qualcosa non gli quadra.

Come gestire le proprie emozioni

La prima cosa da fare è individuare i contesti in cui ti costa di più dire quel che pensi, essere leale verso te stessa e non lasciarti sopraffare. Ricorda e annota le occasioni in cui per qualche motivo sei rimasta paralizzata davanti al tuo interlocutore e il sentimento che hai provato (per esempio: «Il boss mi ha detto che ultimamente non sono molto produttiva». Emozione: «Mi ha fatto sentire piccola e colma di vergogna. Non sono stata capace di rispondere che ultimamente mi sento demotivata perché non si dà abbastanza valore al mio lavoro»). Pratica questo esercizio per tre settimane. Una volta che avrai preso coscienza di queste emozioni negative, cerca di distinguere quelle che derivano da tue personali insicurezze, da quelle logiche e rispondenti al sentire comune (per esempio: «Avevo ragione, avrei dovuto dire al capo quello che penso». Oppure «Mi sento sempre sottovalutata, anche dal mio compagno, da mia madre o la mia istruttrice di yoga: può essere che questo dipenda da un mio problema di autostima»). Una volta fatto ordine nei tuoi pensieri, dovrai cominciare a lavorare su te stessa per non trovarti di nuovo ammutolita quando hai qualcosa da dire e sai che non è frutto della tua immaginazione, né di una debolezza emotiva. Per aiutarti a far fronte a queste situazioni, serviti dei suggerimenti che trovi nel riquadro qui sotto. Se sei sicura di avere il diritto di esprimere quel che desideri, fallo senza paura, sempre nei limiti del rispetto e della buona educazione.

Come imparare ad esprimere le proprie opinioni

Una strategia che funziona sempre è iniziare il discorso specificando quel che non ti piace o che vuoi contestare (per esempio: «Quando non si dà valore al mio lavoro…»). Prosegui spiegando le emozioni che ti provoca («Non mi sento a mio agio in ufficio») e infine esponi quel che vorresti («Mi piacerebbe che si tenesse più in considerazione quel che faccio e mi si affidassero maggiori responsabilità per tirare fuori il meglio di me»). Come sempre quando si parla di crescita personale, riuscire a essere assertiva richiede tempo e impegno, ma i tuoi sforzi saranno ricompensati. Ricorda che, anche se al momento non ti sembrerà un gran successo dirne quattro alla signora che ti passa davanti in coda alla cassa del supermercato, quanto più eserciti il tuo diritto di dire quel che pensi, tanta più sicurezza guadagnerai nel tempo.