Ordinare un Mojito. E poi: «No, aspetta, facciamo una Caipiroska. Anzi sì dai, un Mojito». Ti è mai capitato? Sicuramente sì. Così come passare ore a decidere se indossare le sneakers a fiori o le ballerine a quadretti. O uscire da un negozio con un top giallo e tornare il giorno dopo a cambiarlo con una blusa di pizzo sangallo. Questi però sono comportamenti che, alla peggio, provocano il malumore della commessa (che comunque c'è abituata) o l'irritazione dei tuoi amici quando andate fuori a bere.

Ma ci sono situazioni in cui la faccenda è più complicata. Come mandare a monte, all'ultimo momento, una serata con un'amica. O mollare le ragazze che contavano su di te come futura coinquilina. Le quali ti chiederanno: «Ma non potevi pensarci prima di dare la tua parola?». E tu risponderai che "prima" ti sembrava un'ottima idea. Solo in un secondo momento ti sei resa conto che, lavorando da casa, è meglio che tu viva da sola. «A volte siamo vittime della fretta o di una valutazione errata dovuta a mancanza di informazioni», spiega la psicanalista Matine Teillac. «Oppure viviamo un periodo di vulnerabilità e questo ci rende influenzabili. O vogliamo a tutti i costi compiacere gli altri».

Ma siccome la persona più importante della tua vita sei tu, a costo di creare un po' di scompiglio è legittimo che tu cambi idea. Causerai dei problemi? Li affronterai. Come hanno fatto queste cinque ragazze.

Nicoletta, 29 anni: «L'ho lasciato al momento del "sì"».
«Stavo con Adriano da un anno e andavamo d'accordo, ma non sentivo il desiderio di vivere con lui. Però era un tipo fantastico e tutti lo adoravano, così quando mi ha chiesto di sposarlo ho risposto di sì. Da quel momento sono entrata in un vortice: la famiglia, gli amici, tutti erano entusiasti del matrimonio. Solo io non ero convinta, ma come potevo tirarmi indietro? Ricordo il momento in cui i miei dubbi sono diventati certezza. Stavamo facendo colazione e mi sono domandata: "Voglio davvero svegliarmi ogni mattina accanto a lui?". La risposta era no. Nel frattempo, però, tutto era stato fissato. La vigilia del grande giorno ho pianto tutta la notte: Adriano pensava che fosse per l'emozione e io mi sono sentita ancora più in colpa. Il giorno dopo sono arrivata davanti al sindaco stravolta. Mi ero convinta di non avere scelta finché, al momento del sì, ho sentito la mia voce dire no. Credo sia stato l'istinto di sopravvivenza. È calato un silenzio di gelo, poi è scoppiato il finimondo. Io piangevo, Adriano era livido, mia madre ha avuto una crisi di nervi. Mi hanno trattata come un mostro. È stata durissima. Ma io non ho agito così per capriccio: è che solo in quell'istante ho trovato la forza di dire no. Avrei potuto sposarmi e divorziare un mese dopo, ma sarebbe stato ancora più deplorevole. Questo dietrofront mi è costato caro. I miei genitori non mi hanno parlato per un anno, Adriano ce l'avrà con me per tutta la vita, sto ancora pagando le spese. Ma sono fiera di essere stata fedele a me stessa».

Sandra, 25 anni: «Ho dato le dimissioni e poi ho capito che non volevo andarmene».
«Lavoravo in un ufficio commerciale da due anni quando ho dato le dimissioni. Ero stufa, mi pareva che nessuno mi apprezzasse e che non avrei mai avuto una promozione. E poi trovavo che fosse una scelta coraggiosa: dimostrava che non ero una pecora! Naturalmente ho dovuto dare il preavviso. Ed è stato durante quel periodo che ho cominciato a vedere le cose in modo diverso. Avendo preso un po' le distanze dall'ufficio ho smesso di fissarmi su certi dettagli e… insomma, mi sono pentita del mio gesto! Ormai, però, le dimissioni erano ufficializzate. E poi, se fossi tornata indietro, che figura avrei fatto con il mio capo e i colleghi? Sono diventata matta nel decidere cosa fare. La cosa peggiore era che non dipendeva tutto da me: ho dovuto convincere il mio capo, spiegargli il mio errore di giudizio. E i miei colleghi... be', me l'hanno fatta pesare eccome! All'inizio la vicenda ha gettato un'ombra sulla mia immagine in ufficio, ma non per molto. La necessità di dimostrare che ero supermotivata e competente mi ha dato una bella spinta. Ho lavorato come una matta e i miei sforzi sono stati ricompensati… ho ottenuto la promozione!».

Noemi, 23 anni: «Ho fatto delle extension (molto care) e l'indomani le ho fatte togliere!».
«Come tutte le ragazze con i capelli fini e mosci, ho sempre sognato di avere una criniera leonina. Per ottenerla avevo una sola possibilità: le extension. Ho esitato un bel po', visto che per me ci volevano 150 ciocche e a 5 euro l'una la cifra non era indifferente. Ma alla fine ho deciso di fare questo investimento. Sono uscita dal parrucchiere con una chioma all'altezza delle mie aspettative ed ero felice. Poi, però, ho sentito un nodo allo stomaco. I capelli erano così pesanti che mi sembrava di avere un casco in testa. Il parrucchiere mi aveva avvertita che all'inizio avrebbero potuto farmi uno strano effetto. Ho mandato dei selfie alle amiche e tutte si sono profuse in complimenti. Io però mi sentivo ridicola. Ho passato la serata cercando di calmarmi e convincermi che ci avrei fatto l'abitudine, che dovevo avere pazienza e che quei capelli mi erano costati quasi 1.000 euro. Senza contare che avevo stressato tutti con questa storia delle extension. Eppure non c'è stato niente da fare: il giorno dopo ho preso un appuntamento con il parrucchiere per farmele togliere. Può sembrare assurdo, ma questo episodio mi ha rassicurata su me stessa: so assumermi la responsabilità dei miei errori e pagarne il prezzo!».

Manu, 31 anni: «Avevo prenotato un viaggio in India con le mie amiche. E ho rinunciato».
«Sognavo l'India da tempo. Così quando due amiche mi hanno proposto di partire per un viaggio di un mese, ho detto di sì. Abbiamo comprato i biglietti, ci siamo riunite parecchie volte per decidere l'itinerario e discutere i dettagli. Poi, a una settimana dalla partenza, ho scelto di rinunciare. Semplicemente non avevo più voglia di andarci con loro, proprio per niente. Siccome non potevo dire la verità, mi sono inventata una bugia: ho raccontato che mio padre, che vive in Francia, aveva avuto un attacco di cuore e io non potevo arrischiarmi ad andare lontano. Ancora oggi mi vergogno della mia menzogna e mi sento in colpa: però questo mi ha permesso di cambiare idea senza litigare con loro».

Anna, 22 anni: «Ho mollato l'università per diventare attrice di teatro».
«Già da piccola, quando mi chiedevano cosa volessi fare da grande, rispondevo: il medico. Così, quando mi sono iscritta al primo anno di medicina ho studiato come una matta per essere in regola con gli esami. Ce l'ho fatta ed ero felice. Poi durante le vacanze un'amica mi ha proposto di andare con lei al festival di teatro di Avignone. Fino a quel momento il teatro mi piaceva, ma niente di più. Lì, assistendo alle prove e parlando con gli attori, sono stata conquistata. Era evidente: volevo fare l'attrice. Di ritorno a Torino non mi decidevo a dirlo ai miei genitori. Avevo paura di deluderli e di farli preoccupare. Però, se volevo iscrivermi a una scuola di teatro
a Roma avevo bisogno del loro aiuto economico. Quindi mi sono lanciata e ho parlato. Hanno accusato il colpo, però hanno capito e mi hanno solo pregato di prendermi ancora un po' di tempo per riflettere. La loro reazione mi ha confortato nella mia scelta: non bisogna aver paura di ascoltare i propri desideri, l'importante è essere sinceri e onesti verso le persone che ci vogliono bene».


E SE FOSSE SEGNO DI... INTELLIGENZA?

È quel che dimostrano diversi studi scientifici. Contrariamente a ciò che si tende a pensare, la capacità di cambiare idea è indice di forza, non di mancanza di carattere. Infatti scegliere (soprattutto all'ultimo momento) di non attenersi a quanto è stato deciso in precedenza, riflette una spiccata flessibilità mentale, capacità di analisi e prontezza ad adottare in qualsiasi momento una strategia migliore. Com'è quel detto? «Soltanto gli stupidi non cambiano mai opinione». Ecco, appunto.

COME SI GESTISCONO I RIPENSAMENTI ALTRUI?
Ci sono lavori in cui imparare a farlo è fondamentale. Leggi queste 4 testimonianze

Liliana, 24 anni, commessa:
«Per me una cliente che cambia idea a ripetizione è semplicemente smarrita e ha bisogno del mio aiuto. Perciò la consiglio, ma dandole solo qualche indicazione: sì, no… Una volta che ha acquisito sicurezza, può scegliere da sé».

Stefano, 26 anni, cameriere:
«Quando capita un cliente volubile io assumo un atteggiamento impassibile. E, appena posso, gli ritiro la lista. I clienti di quel tipo è meglio non indurli in tentazione!».

Tommaso, 29 anni, agente immobiliare:
«È una cosa frequente nel mio mestiere: un possibile acquirente sembra innamorato di un appartamento, fa una proposta, ma appena il proprietario l'accetta si tira indietro. La mia reazione? Dico che la scelta è sua, ci mancherebbe, ma ci sono molti altri clienti interessati. Questo quasi sempre aiuta aprendere una decisione».

Adele, 30 anni, parrucchiera:
«Succede spesso che una cliente abbia dei ripensamenti, soprattutto sul colore! Io noncerco mai di convincerla che ha torto. Dico soltanto che non posso fare niente per il momento, bisogna aspettare due o tre giorni. Funziona quasi sempre: quelle che tornano sono rare eccezioni».