È stato il suo ultimo abito della serata. Chiara Ferragni è uscita sul palco dell'Ariston con la quarta creazione pensata per lei da Maria Grazia Chiuri: una tuta di jersey ricamata di strass intrappolata in una gonna di tulle. È il Cage Dress, la cui gonna raffigura una gabbia come nell'opera dell'artista ceca Jana Sterbak a cui si ispira. Ma c'è qualcosa di più: per presentare questo abito Ferragni ha scelto di farsi fotografare con sua figlia Vittoria vestita allo stesso modo. «Questo abito», si legge sul suo profilo Instagram, «rappresenta la speranza di rompere le convenzioni imposte dal patriarcato. Una speranza che riponiamo nelle bambine di oggi che saranno le donne di domani. Questo è l’augurio di una mamma alla sua bambina, che possa finalmente gridare Vittoria!».

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Anche Fedez, prima che la coppia entrasse in un loop di gossip e chiacchiere circa un loro possibile dissidio, aveva ripostato sul suo profilo la foto di madre e figlia: «La mia Regina e la mia principessa» si leggeva nella caption. Eccole lì. Nelle foto scattate con sua figlia, Chiara Ferragni sembrava dirci: non è solo il sangue a legarci, la somiglianza va oltre i tratti somatici e il legame familiare. In quanto donne siamo legate da un'esperienza comune che, da un lato ci ingabbia, dall'altro ci unisce, generazione dopo generazione, nella ribellione per la nostra libertà.

«Pensati libera» dice Ferragni, ma fallo consapevole che, ad oggi, non lo sei, che la gabbia del patriarcato esiste e rischia di tramandarsi alle nostre figlie se non lottiamo per spezzarla prima. La gabbia c'è per tutte, persino per le donne bianche, privilegiate, ricche e con un corpo conforme. Anche donne come Chiara vengono insultate, sminuite, attaccate, giudicate e limitate nel loro potenziale, figuriamoci quelle che partono da posizioni, da corpi e vissuti ben diversi. Così, di madre in figlia, ci portiamo dietro ostacoli, battaglie e vittorie. Ci facciamo spiegare dalle nostre nonne cosa volesse dire abortire illegalmente, non poter fare politica o diventare magistrate, ci facciamo raccontare dalle nostre zie delle manifestazioni per il divorzio e della riappropriazione dei corpi femminili. Quella femminile è un'eredità di gabbie, ma è soprattutto un'eredità di lotte.