C'è un futuro più sostenibile, ormai a portata di mano, che può farci ben sperare. Sono innovazioni nelle attività più varie, dalla mobilità al cibo, dall'energia all'urbanistica, che ci fanno immaginare un ambiente più sano, un clima più stabile, un modo di vivere più armonioso. Parliamo di tecnologie o pratiche in parte già esistenti, già sperimentate e validate che attendono solo di essere diffuse in modo sistematico e capillare. Ecco 7 cose alle quali forse non avevi mai pensato che avranno più impatto sul tuo futuro.

1. Grazie al V-2-G, l’auto elettrica ci farà guadagnare

La mobilità elettrica comincia ad essere una priorità nelle città dall’aria irrespirabile e in un mondo dove, per combattere la crisi climatica, è assolutamente indispensabile ridurre il consumo di combustibili fossili. Nel 2021 in Italia ne sono state immatricolate 67.255 a batteria, cioè full-electric (+107% sul 2020) e 69.499 ibride plug-in, quelle con la doppia motorizzazione (+153,75%).

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Precious Madubuike on Unsplash
Le innovazioni che avranno più impatto sul tuo futuro sostenibile

Bisogna sapere che un veicolo elettrico può essere anche più di un semplice mezzo di trasporto: grazie alla possibilità di carica bidirezionale, con la tecnologia cosiddetta V-2-G (Vehicle-to-grid) le batterie delle auto, opportunamente collegate alla rete elettrica, possono aiutare a immagazzinare l’energia in eccesso, oppure, al contrario, restituire energia alla rete nei momenti di picco di domanda. In questo modo, quando saranno molto diffuse, milioni di auto elettriche aiuteranno a stabilizzare la rete elettrica, e per questo saranno anche remunerate.

2. I flexitariani mangeranno proteine smart

Sono sempre di più i flexitariani, le persone che riducono il consumo di proteine animali, non propriamente vegetariani, ma quasi: secondo un sondaggio condotto dal progetto di ricerca Smart Proteins (novembre 2021) su 7500 europei che fanno regolarmente la spesa (uomini e donne), il 30% dice di aver ridotto il consumo di carne, un altro 10% non ne consuma affatto - perché vegetariano (5%), vegano (2%) o pescetariano (3%) - mentre il 60% del campione si dice onnivoro. Ma cosa mangia chi rinuncia alle proteine animali? Il progetto Smart Proteins intende sviluppare nuove colture e nuove tecnologie per estrarre proteine dai vegetali, in particolare dai legumi – ceci, fave, lenticchie – e dalla quinoa, per creare nuovi prodotti alimentari che imitano carne, latte e latticini, pesce, uova e simili con l’ausilio di funghi e alghe. Perché diminuire l’impatto degli allevamenti intensivi, che emettono grandi quantità di gas a effetto serra, è fondamentale stabilizzare il clima.

3. Prenderemo a prestito invece di comprare

Lo compro o lo prendo in prestito soltanto quando mi serve? È una domanda che dovremo farci sempre più spesso. Varrà per le automobili, che saranno sempre più utilizzate attraverso i servizi di car-sharing, come per le lavatrici condominiali (perché tenere stabilmente in casa un elettrodomestico che si usa per 2-3 ore a settimana?), o per gli abiti da sposa o da sera che si possono comodamente noleggiare. Con la stessa filosofia sono nati gli uffici in co-working, lo scambio di case per le vacanze, o la condivisione dei posti auto nelle città. Un modo per ridurre l’utilizzo dello spazio o di preziose risorse naturali che sono sprecate se si producono beni sottoutilizzati, quindi da condividere.

4. Energia, un bene da produrre in comune

Nei prossimi anni sarà sempre più diffusa la pratica di produrre, auto-consumare, accumulare, scambiare e vendere energia attraverso la costituzione delle cosiddette “comunità energetiche”. Queste sono gruppi di utenze (privati, interi condomini, aziende, negozi, uffici pubblici…) che mettono in comune pannelli solari e vari impianti di produzione di energie rinnovabili, per condividere l'energia e gestirla in proprio. Questo tipo alternativo di produzione di energia viene già incentivato dal 2020. L'obiettivo è duplice: risparmiare sulla bolletta e sulle emissioni in atmosfera.

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Getty / Richard Newstead
Le innovazioni che avranno più impatto sul tuo futuro sostenibile

Alcune iniziative sperimentali sono state avviate sia in piccoli comuni sia in quartieri delle grandi città. A Bologna nella zona Pilastro-Roveri con il progetto Geco (promosso dall’ENEA) si intende aumentare la produzione locale di fonti rinnovabili del 76% in 3 anni. È stata scelta questa zona perché al suo interno sono presenti due impianti fotovoltaici di grandi dimensioni, quelli di CAAB (il mercato all’ingrosso di prodotti agro-alimentari) e di FICO (Fabbrica Italiana Contadina, di Oscar Farinetti): l’energia solare in eccesso accumulata durante il giorno dalle imprese può essere scambiata di sera con 4 condomini. Inoltre, le due attività producono grossi volumi di scarti alimentari con cui verrà prodotta energia da biogas. Il tutto per ottenere risparmi sulla bolletta dell’ordine del 20-30%, senza emettere un grammo di CO2.

5. La globalizzazione si è rotta, let’s go local

"Tagliando alcuni dei passaggi intermedi tra produttori e consumatori – quali l’ingrosso e la distribuzione – possiamo riscoprire il nostro territorio e parti essenziali della sua identità, così come creare una nuova relazione tra il mondo agricolo e quello urbano", scrive la Fondazione Slow Food. Tanti buoni motivi per scegliere, quando possibile, i prodotti a filiera corta, quelli che provengono dal proprio territorio, inteso in senso più o meno allargato, quel KM0 che può essere interpretato a livello provinciale, regionale o nazionale. Se ne guadagna in freschezza e stagionalità dei prodotti, si generano meno scarti, meno rifiuti, meno emissioni perché i prodotti viaggiano di meno. Il caos logistico creato dal Covid ci insegna che fare affidamento su merci che arrivano da luoghi più vicini ci dà maggiori garanzie sulle catene di approvvigionamento. Questo vale non solo per il cibo, ma anche per altre tipologie di prodotti: non è un caso se colossi come Ikea e Benetton, solo per citare i più noti, hanno annunciato il re-shoring di alcune produzioni dall’estremo oriente al Mediterraneo o se l’UE sta per annunciare una strategia per riportare la produzione di semi-conduttori in Europa.

6. Parola d’ordine: economia circolare

Si fa presto a dire economia circolare, ovvero trasformare quello che oggi consideriamo un rifiuto (che va in discarica o nell’inceneritore) in materia prima per un altro tipo di prodotto. Se è relativamente facile produrre tessuti di pile con le bottiglie di PET, più complesso è operare lo stesso processo quando si tratta di oggetti costituiti da materiali diversi. Ecco perché si parla sempre più di eco-design o, più precisamente, design for disaassembling, progettare per disassemblare.

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Le innovazioni che avranno più impatto sul tuo futuro sostenibile

Questo vale per i telefonini come per gli abiti. All’inaugurazione di Pitti Uomo 2022, il presidente del Sistema Moda Italiana Sergio Tamborini ha annunciato la creazione del consorzio di produttori Retex Green che si occuperà di riciclo di capi di abbigliamento, calzature e pelletteria. Per riuscire davvero a riciclare sarà necessario produrre tessuti mono-filato, perché lana, poliestere, cotone, viscosa, seta ecc. hanno ciascuno modalità diverse di riciclo, oppure capi o accessori progettati per essere facilmente “smontabili”. La sfida è aperta e stimolante.

7. La città sarà nostra in 15 minuti

L’ idea della città dei 15 minuti prevede di riorganizzare gli spazi urbani in modo che chiunque possa trovare entro 15 minuti a piedi da casa quello che gli serve: negozi, strutture sanitarie, scuole, spazi culturali, spazi verdi, strutture sportive, bar, ristoranti, servizi vari e persino il luogo di lavoro. Il modello è stato proposto da un urbanista della Sorbona, Carlos Moreno, fatto proprio dalla sindaca di Parigi, Anne Hidalgo e preso a modello da numerose altre realtà urbane. A Melbourne si è scelto un raggio più ampio, 20 minuti, a New York ci si è posti l’obiettivo di poter raggiungere almeno gli spazi aperti in 10 minuti da casa entro il 2050, mentre in Arabia Saudita si è invece accorciato il raggio a 5 minuti. Quando si progetta una città a tavolino è più facile: il masterplan di The Line, la città ideale a zero emissioni che sorgerà vicino alla costa saudita del Mar Rosso, prevede una serie di centri residenziali con ogni tipologia di servizi collegati tra loro da una metropolitana ad alta velocità. Anche le automobili viaggeranno sottoterra a The Line, in superficie solo natura protetta e servizi. Entro il 2030.

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