Il tuo armadio brilla per ordine e catalogazione? Nessuno come te è in grado di impostare con estrema chiarezza e sequenza cromatica abiti e accessori, così come l'istinto conservatore ti ha permesso di archiviare ogni tua evoluzione stilistica e artistica dagli otto anni in poi? Big News! Il lavoro di archivista di moda è quello che fa per te.

Guardati intorno, il topo da biblioteca, in questo momento di cambiamenti, non è mai stato così fashion. Già, ma cosa significa davvero fare l'archivista per un brand di moda?

Si tratta di una figura che ha a che fare con la memoria. Una memoria che vive e si rende utile a chi, nelle aziende, è in cerca di risposte, ispirazioni e dritte strategiche.
Perché tutto quello che i designer propongono sul mercato nasce dalla ricerca e dallo studio di creazioni viste e prodotte in passato.
L'archivista di moda è il custode prezioso di tutto il vissuto di un brand, nel bene e nel male. E qui viene il bello.

Sei una fissata dell'ordine e della catalogazione e il tuo armadio brilla come una vetrina? Sei perfetta per fare l'archivista di moda.​​pinterest
FRI Fashion Research Italy - Fondo Renzo Brandone
Disegni originali di stampe per abiti del Fondo Renzo Brandone custodito negli archivi Fri.

Tentativi, esperimenti e persino insuccessi, se ben documentati, diventano suggerimenti preziosi per chi deve ripensare il prossimo futuro in termini creativi.

Non è un caso che in Apple sia stato istituito il CMO (Chief Memory Officer) una nuova figura professionale a cui è affidato il compito di registrare ogni attività relativa sia a prodotti vincenti che a quelli meno performanti ideati a Cupertino. Un ruolo chiave, questo, per arginare la perdita di memoria storica inarrestabile. La ragione è in parte dovuta al tempo sempre più corto di permanenza da parte dei lavoratori nelle grandi aziende, che contribuiscono inesorabilmente alla dispersione del corposo bagaglio di esperienze accumulate nel tempo. Si tratta dunque di un quotidiano back-up legato alla vita prolifica e attiva di un'azienda.

Nuovi lavori nella moda: l'archivista di una casa di modapinterest
Archivio Missoni
A sinistra studi di lavoro per tessuti di Ottavio Missoni e a destro un disegno di Brunetta Put Together Autunno Inverno 1970.

"Le aziende di moda con almeno 50 anni di storia che decidono di istituire l'archivio lo fanno per stringere un rapporto di maggior trasparenza con il cliente, mostrando così senza filtri il loro percorso di crescita", ci racconta Fabio Massacesi, direttore degli archivi e spazi espositivi di FRI Fashion Research Italy di Bologna, il nuovo polo didattico, espositivo e archivistico dedicato alla formazione, all’innovazione e alla valorizzazione del settore moda voluto oggi da Alberto Masotti presidente illuminato di La Perla dall'81 al 2007.

"Grandi marchi come Ferragamo o Gucci in Italia, per non parlare di Dior in Francia, il cui operato ha contribuito a definire un gusto definito, disvelano al grande pubblico il proprio archivio in nome di una conoscenza condivisa sotto forma di mostra ed esposizione. Il valore di un archivio vivo è il primo passo per accorciare le distanze tra il grande pubblico e gli addetti ai lavori".

"Per un'azienda l'archivio ha un ruolo attivo, perfettamente organizzato", prosegue Massacesi, "non si tratta solo di una fruizione fisica, fatta di abiti e accessori, ma è anche supporto digitale per consultazioni rapide di tutto quel materiale visivo, relativo a schizzi e foto, utile allo stilista e al team dell'ufficio stile, quanto ai reparti commerciali".

Guardiamo Alessandro Michele con Gucci. Senza l'archivio della maison, nel 2015, non avrebbe mai potuto mettere insieme la sua prima collezione donna in appena cinque giorni.

Gucci collezione donna autunno inverno 2015-2016 by Alessandro Michelepinterest
Getty Images
Gucci collezione donna Autunno Inverno 2015-2016.

Il grande assioma, "Tutto è archivio", pronunciato dal padre dell'archivistica moderna italiana, Giorgio Cencetti, è di grande ispirazione per ogni casa di moda, ammette il direttore degli archivi Fri Massacesi. Della serie non si butta via niente, soprattutto nel magico mondo fashion.

Come si gestisce un archivio di moda?

"Significa mettere ordine, catalogare e studiare il materiale più disparato e delicato accumulato nelle prolifiche stagioni di una azienda di moda. Un mix eterogeneo di capi esclusivi e pezzi unici: dai costumi per spettacoli teatrali agli esperimenti di colorazione e lavorazione dei tessuti", ci racconta Luca Missoni, terzo figlio di Ottavio e Rosita Missoni, oggi responsabile della gestione dell'archivio dell'azienda di famiglia, che esiste da 65 anni.

L'archivio alfabetizza il management interno ma agisce allo stesso tempo alla comunicazione esterna dei valori di un brand, e diventa lo strumento con cui creare nuove sinergie esterne culturali tra musei, enti, gallerie. Già nel 1978 per festeggiare i primi 25 anni di Missoni fu allestita una mostra retrospettiva di grande successo alla Rotonda della Besana di Milano che proseguì oltreoceano al Whitney Museum di New York riscuotendo grande affluenza di pubblico. Oggi i capi Missoni anni 80 e 90 della linea Sport sono richiesti da gallerie d'arte di Los Angeles per nuove collaborazioni sulla scia di una massiccia rivalutazione dell'estetica sport old school ora in voga nel mondo streetwear.

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"Quando è arrivato il momento di pulire e letteralmente fare ordine del il materiale accatastato nei nostri capannoni, sono emersi pezzi davvero rari e di cui nessuno in famiglia ne era a conoscenza: come per degli arazzi creati a mano da papà Ottavio assolutamente inediti, forse realizzati per un allestimento, così come per una serie di scatoloni zeppi di foto dimenticate." aggiunge Luca Missoni.

Non si può conservare tutto.

"Magari si tratta di organizzare e catalogare interi capannoni e di dover individuare il capo più venduto delle singole stagioni per poi mettere insieme i numeri con un tracciato cartografico snello", aggiunge Massacesi. "Non si può sapere tutto, l'archivista cerca di tenere le fila di un lunghissimo processo prima che l'azienda si perda quei pezzi fondamentali testimoni della loro personale evoluzione. Ma non decide tutto questo da solo, lo scarto è concordato anche con le altre aree dell'azienda: per esempio il reparto commerciale indica quali capi conservare secondo gli andamenti delle vendite stagionali."

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Archivio Missoni
Gigi Hadid protagonista della collezione Missoni donna Autunno Inverno 2017

L'archivio non è un semplice magazzino.
La vita di un archivio si articola in tre fasi: archivio corrente, archivio di deposito e archivio storico, dove per archivio corrente s’intende l’archivio attualmente in uso e in continuo accrescimento.
L'archivio deposito, invece, è dedicato ai documenti, capi, disegni e accessori, relativi a collezioni e produzioni concluse che non servono alle consultazioni quotidiane e che quindi si possono spostare in locali decentrati. Infine l'archivio storico nasce dalla selezione dei documenti e dei pezzi da conservare per sempre a discapito di altri. "L'archivio storico ha un interesse prevalentemente storico-culturale, ma può ancora servire anche per fini pratici", ci spiega Massacesi.

Quali sono i rischi di gestione di un archivio di moda?

"Spesso il materiale che si deve maneggiare ha parecchi anni alle spalle. Si passa dai tessuti fragili anni 60 e 70 di jacquard in lurex, a tessiture di prova sfuse, cartelle colori e disegni, sino ai ritagli di giornali incorniciati da pezzi di scotch ormai induriti dal tempo o videocassette smagnetizzate con i video delle sfilate anni 80 e 90 tutte da digitalizzare" aggiunge Luca Missoni. "Per non parlare dell'infinito riordino dei look book con le foto delle collezioni. Tarme, colla e luce diretta sono i nostri peggior nemici."

Ma quali sono i requisiti per svolgere questo lavoro?

"Ci vuole amore, metodo, pratica e tanta-tanta passione per la moda e la sua artigianalità" ammette Luca Missoni, qualità non sempre facili da trovare.

Capito??

Nella cover look di sfilata autunno inverno 2017-2018 di Calvin Klein e Chloé.