Quando parliamo di inquinamento marino, una delle prime immagini che vengono alla mente sono quelle legate alle grandi quantità di plastica negli oceani. Esiste però un tipo di inquinamento ben diverso, silenzioso e invisibile ed è quello acustico, un rumore assordante che provoca danni a tutta la fauna marina.

L’ambiente marino è tutt’altro che silenzioso, molti organismi acquatici, sia invertebrati (come crostacei) che vertebrati (pesci e mammiferi), producono suoni con frequenze che spaziano dagli infrasuoni agli ultrasuoni. Questi segnali si integrano al rumore naturale e al rumore di origine antropica, formando un equilibrio acustico complesso definito “paesaggio sonoro”. Questo paesaggio acustico è la somma di più fonti sonore presenti in un’area: suoni di naturali, come la pioggia, il vento, le onde, i movimenti dei ghiacci e le attività geologiche, le biofonie (suoni prodotti da numerose specie marine) e le antropofonie, ovvero, suoni immessi dall’uomo nell’ambiente marino durante la navigazione, l’attività di estrazione di gas e petrolio dai fondali e l’utilizzo di sonar attivi da parte delle navi militari e commerciali.

A mettere in pericolo il benessere degli abitanti del mare sono proprio questi ‘ultimi. I mammiferi marini, in particolare i cetacei che utilizzano il biosonar e molti pesci sono quelli maggiormente colpiti dall’inquinamento acustico perché utilizzano il suono per orientarsi, trovare le prede, localizzare un partner, evitare i predatori e comunicare. È stato infatti provato il danno causato a molte specie dal rumore emesso dalle imbarcazioni che provocano negli animali anomalie nel comportamento, perdita dell’udito, lesioni gravi e anche la morte con conseguente spiaggiamento.

Ad oggi grazie alla direttiva Marine Strategy, il parlamento Europeo ha riconosciuto il rumore antropico come inquinante istituendo delle soglie sui livelli massimi accettabili di rumore. Tali soglie sono state poste con l’obiettivo di monitorare, valutare e implementare misure per proteggere l’ecosistema marino. Ecco perché è importante che ognuno di noi nel suo piccolo possa fare la differenza per il nostro Pianeta e diventare parte della soluzione! Proprio come Worldrise Onlus in prima linea da dieci anni per la tutela degli oceani, grazie a diversi progetti come la campagna 30x30 Italia, il cui obiettivo è quello di proteggere almeno il 30% dei mari italiani entro il 2030. (Articolo di Zenab Irshaid)