Questo consumo smisurato nasconde una verità tragica, infatti la pesca del tonno ha raggiunto il suo limite già da diversi anni, raggiungendo le 4,2 milioni di tonnellate all’anno. Una quantità eccessiva che ha superato il limite della sostenibilità ambientale. Tra le specie più minacciate troviamo il tonno rosso, la cui popolazione è vicina al collasso, mentre il tonno a pinne gialle risulta sovrasfruttato. In parole povere, le popolazioni di tonno sono state decimate e questo rende difficile per la specie continuare a riprodursi.

Un danno non solo per la specie in sé, ma anche per l'intero ecosistema. Il tonno è un predatore che si nutre di pesci più piccoli e la sua assenza ha quindi un effetto a cascata su tutta la rete alimentare.

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ABC

Inoltre, la maggior parte delle navi utilizzano metodi di pesca poco selettivi come i palamiti o i FAD (Fish Aggregation Devices), ovvero degli strumenti usati come “sistemi di aggregazione” per concentrare i pesci e poi prelevarli con reti a circuizione. Queste tecniche prelevano grandi quantità di pesce e pescano gli animali marini indiscriminatamente danneggiando anche altre specie. Tra queste troviamo specie protette come tartarughe marine, cetacei e squali. Le alternative però ci sono: bisogna preferire i sistemi tradizionali. Una pratica sostenibile è la pesca con la canna, effettuata in luoghi come le Maldive o le isole Salomone, e rappresenta un’importante fonte di reddito per le famiglie di pescatori locali.

Un altro aspetto da non sottovalutare è la provenienza. Gran parte del tonno in scatola di primo prezzo proviene dall’Oceano Pacifico, nella zona del Giappone, uno dei mari più inquinati al mondo. Possiamo verificare noi stessi la provenienza dal codice FAO riportato in etichetta. Il codice 61 indica l'area del Pacifico Nord Ovest, dove troviamo il mare del Giappone, invece il pesce nostrano lo troviamo contrassegnato dall numero 37.

I consumatori hanno un grande potere e negli ultimi anni molte aziende stanno investendo in metodi di pesca più selettivi e sostenibili. Possiamo riconoscere diverse certificazioni di pesca sostenibile, ma le false dichiarazioni sono possibili. Per fare scelte oculate è necessario informarsi, leggere le etichette e consultare i siti internet delle aziende.

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Antonio Busiello//Getty Images

Worldrise Onlus si batte con l’obiettivo di valorizzare le piccole comunità costiere che pescano in modo sostenibile. Inoltre, ha lanciato la Campagna 30x30 Italia, con l’obiettivo di proteggere il 30% dei nostri mari entro il 2030 attraverso l’istituzione di Aree Marine Protette, preziose oasi in cui sono vietate le attività umane e nelle quali i pesci e gli altri organismi marini possono crescere e riprodursi.

Articolo scritto in collaborazione con 30x30.