COSMO NON MOLLA.

Abbiamo deciso di affrontare il tema del tumore al seno anche quest'anno perché siamo convinte che avere uno stile di vita sano, imparare a conoscere il proprio corpo, eseguire l'autopalpazione, volersi più bene è il primo step per fare prevenzione.

Parlarne (in casa o con le amiche) può aiutare a comprendere e difendersi meglio da questa malattia che nel 2014 (secondo i dati dell'Associazione italiana di oncologia medica e dell'Associazione italiana registri tumori) ha colpito circa 48mila donne in Italia. Certo, il rischio di sviluppare un cancro alla mammella nelle ragazze al di sotto dei 30 anni è molto basso: questo tumore colpisce solo il 5% delle donne sotto i 40 anni. Quindi non ti devi far prendere dal panico, ma sicuramente agire con la prevenzione primaria.

Più alti sono, invece, i numeri delle donne sopra i 45 che si ammalano. Tante di loro sono mamme, forse la tua oppure quella della tua migliore amica. Ecco perché questa volta abbiamo scelto di raccontarti le storie di 3 figlie che hanno vissuto la malattia indirettamente, attraverso le sofferenze e le paure di chi le ha messe al mondo: hanno passato insieme alla loro mamma momenti di paura, di angoscia, di lacrime. Anche di gioia e di liberazione. Sono cresciute in fretta. Hanno trasmesso forza e coraggio alla madre e non hanno mai smesso di lottare, sperare e credere che tutto si sarebbe risolto. Oggi queste ragazze sono più forti di prima e hanno capito anche che la prevenzione è tutto: fermare in tempo il tumore è fondamentale. Dopo aver vissuto queste storie in casa, qualcosa è scattato ed è cambiato. A partire dallo stile di vita. Ecco i loro racconti e i loro consigli per te. Leggili con attenzione. E poi passaparola.

La storia di Daphne

Daphne, 33 anni, è ricercatrice di Biologia a Basilea

«All'inizio non riuscivo a credere che fosse successo proprio a mia mamma. Lei è giovane, dinamica, iperattiva e si è sempre presa molto cura di sé. Era lontana dall'immagine che avevo del genitore anziano che si ammala.

Sono una biologa ricercatrice e, anche se non sono medico, capisco un po' di questi temi: sapevo che una diagnosi di tumore al seno non equivale a una condanna a morte. Quindi cercavo di essere ottimista e di dare a lei coraggio e speranza. In quel periodo, ci siamo riavvicinate molto e ci siamo ritrovate. Da allora qualcosa in me è cambiato.

Già prima ero molto attenta alla mia salute, ma dopo questa esperienza sono diventata più precisa e metodica: le visite annuali dal ginecologo sono imprescindibili. Penso che fare prevenzione sia importante. E in futuro, quello che è successo a mia madre potrebbe avere (oppure no) ripercussioni anche su di me. Quindi, meglio controllarsi sempre. Per il resto non è cambiato molto.

La dieta è rimasta invariata: non ho introdotto cibi particolari né ne ho esclusi altri. Già prima del tumore della mia mamma non mangiavo tanta carne rossa. Anche nello sport è rimasto tutto invariato. Fino a 10 anni giocavo a pallavolo, ora vivo all'estero e i ritmi sono diversi: so che dovrei farne di più, ma lavoro tanto e il tempo per la palestra è poco. Però ho una vita molto dinamica, mi muovo in bici e cammino molto. Ogni tanto faccio pilates. Il più grande cambiamento dopo questa esperienza? Ora ascolto di più il mio corpo e sto attenta ai segnali che manda. Mi voglio più bene. E sono orgogliosa di aver preso questa buona abitudine da mia mamma. Sono felice che abbia sempre fatto i suoi controlli periodici: è proprio grazie a loro se ha preso la malattia in tempo!».

Il suo libro del cuore: Un altro giro di giostra, di Tiziano Terzani. Perché la vita è

così: bella, imprevedibile, un po' folle. Ti cambia, ti trasforma e ti fa frullare la testa.

Devi essere pronta a tutto e viverla con ottimismo, come su una giostra.

Cosa dice la mamma Elena, 51 anni, di Milano:

«Ho sempre fatto i classici controlli ogni due anni, e nel 2012 è arrivato il colpo. Ma ora è passata, anche grazie a una figlia eccezionale, al mio equilibrio e alla forza di volontà. Ora do un peso diverso alle cose e sono pazza per il running!».

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