L'endometriosi è una patologia molto complessa e molto frequente. In Italia, infatti, le donne con diagnosi conclamata di endometriosi sono almeno 3 milioni.

Questo disturbo è dovuto alla presenza anomala di tessuto endometriale (la mucosa che normalmente è presente all'interno della cavità uterina) in altri organi quali ovaie, tube, peritoneo, vagina, intestino.

Ciò determina una condizione infiammatoria cronica che si associa spesso a infertilità.

Ogni mese, sotto gli effetti degli ormoni del ciclo mestruale, il tessuto endometriale impiantato in sede anomala va incontro a sanguinamento.

Questo comporta un'irritazione dei tessuti circostanti, che dà luogo alla formazione di tessuto cicatriziale e di aderenze.

L'endometriosi si manifesta spesso con sintomatologia molto dolorosa (60% dei casi circa) fino ad essere invalidante, con sintomi molto caratteristici: dolore pelvico cronico, soprattutto durante il ciclo mestruale.

Ci sono anche altri sintomi, anch'essi molto importanti: dolore durante o dopo i rapporti sessuali, affaticamento cronico, aumento dell'infiammazione a carico delle mucose, periodi di stitichezza alternati a diarrea, infertilità.

A livello addominale la sintomatologia può essere confusa con quella del colon irritabile. L'unica differenza che permette una diagnosi di endometriosi è l'andamento ciclico del problema, legato appunto alle fasi ormonali del periodo mestruale.

Talvolta l'endometriosi è riscontrabile anche in sede intestinale e vescicale. Nel caso di endometriosi vescicale, i sintomi sono quelli tipici di infiammazione e cistite o anche di incontinenza, senza che risultino infezioni batteriche o virali a carico della vescica.

La ricorrenza ciclica dei disturbi è un elemento determinante per distinguerne le cause.

La paziente può inoltre manifestare menorragia (mestruazione abbondante), metrorragia (perdita di sangue al di fuori della mestruazione) o entrambe.

Ciò che in genere accomuna le persone affette da endometriosi è la dismenorrea ossia la presenza di mestruazioni molto dolorose.

Diagnosi

Per la diagnosi si parte dalla visita ginecologica e rettale e da un buon esame ecografico pelvico. In caso di sospetto è bene effettuare la ricerca dei marcatori della malattia quali il CA-125.

La conferma diagnostica si ottiene con la risonanza magnetica nucleare.

A volte è anche necessaria un'indagine esplorativa chirurgica (laparoscopia). Questo esame è importante, oltre che per fare la diagnosi, anche per studiare l'endometriosi e per trattare terapeuticamente (asportazione del tessuto, vacuolizzazione e lisi delle aderenze) la malattia e le sue complicanze, ripristinando la normale anatomia della pelvi femminili.

Alla visita manuale possono essere riscontrati noduli non apprezzabili all'ecografia, mentre all'ecografia è possibile constatare una retroversione uterina fissa (da aderenze che vincolano l'utero alla pelvi) o un altro quadro tipico, quale la "cisti ovarica cioccolato" (il cui colore rosso scuro è dovuto a manifestazioni emorragiche nel tessuto dell'endometrio).

Un'anamnesi approfondita della paziente può concorrere ad effettuare una prima diagnosi, seppur non definitiva.

Esistono diversi livelli di gravità dell'endometriosi che, se non diagnosticata in tempo e non trattata adeguatamente, tende al peggioramento.

Cause

Le teorie circa le cause dell'endometriosi sono diverse. Una prima ipotesi prevederebbe la diffusione di tessuto endometriale (sotto forma di microscopici frustoli di endometrio) per via linfatica o ematica.

Tale ipotesi ha il vantaggio di spiegare le pur rare localizzazioni a distanza. Strettamente connessa a tale teoria è l'ipotesi della mestruazione retrograda: secondo questa teoria, durante la mestruazione, piccole parti di tessuto endometriale si muoverebbero in senso inverso nelle tube per poi impiantarsi nell'addome o comunque al di fuori della cavità uterina.

Secondo alcuni esperti, la mestruazione retrograda sarebbe moderatamente presente in tutte le donne, ma soltanto in alcune di esse, per difetti immunitari, ormonali o per cause legate all'ambiente, il tessuto endometriale riuscirebbe a crescere e a radicarsi. Fra queste ultime, potrebbero esserci sostanze definite interferenti endocrine quali i Pcb (policlorobifenili) e il bisfenolo A, oppure lo stress e il troppo affaticamento fisico.

Terapia

A seconda dei casi, dell'età della donna, del grado di dolore, del desiderio di maternità e della gravità delle lesioni si procede in diversi modi:

1 Terapia del dolore utilizzando i classici farmaci antifiammatori.

2 Farmaci capaci di indurre una condizione di menopausa (antagonisti del GnRH, ormone di rilascio delle gonadotropine), i quali simulano una menopausa artificiale e temporanea.

Gli eventuali effetti collaterali sono i classici effetti della menopausa: vampate di calore, aumento di peso, sudorazione notturna, irritabilità, perdita di calcio per cui non andrebbero somministrati più a lungo di 3-6 mesi.

3 Estroprogestinici combinati (pillola anticoncezionale, anello vaginale, spirale al progesterone, progesterone I.M. depot) che bloccando i fenomeni mestruali "mettono a riposo" le aree di endometriosi.

4 Terapia con farmaci androgenici quali il danazolo, spesso sono gravati da effetti collaterali di tipo andogenico:irsutismo, virilizzazione, acne, seborrea, capelli e pelle untuosa e aumento di peso.

5 L'ultima proposta terapeutica è rappresentata da un farmaco che ha un favorevole profilo di tollerabilità, chiamato "dienogest", efficace nella significativa riduzione del dolore pelvico, oltre che nella riduzione delle lesioni dell'endometrio.

Spesso, in caso di cisti endometriosiche,o in presenza di importanti aderenze dovute agli esiti infiammatori dei focolai endometriosici, si è costretti a rivolgersi alla terapia chirurgica.

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Giulia Zinno, Consigliere Nazionale Associazione Ginecologi Consultoriali