Alleato #1: la brevità

Concisione e rapidità tengono la tensione alta tipo una sfida col fioretto. E questa ci mette poco a diventare tensione erotica, anche se i due twittanti camuffano l’interesse sparando fesserie (che è un classico segnale positivo). La brevità esclude la possibilità di sbrodolare, che è una cosa che abbatte l’intrigometro: non esiste una frase seduttiva più lunga di 140 caratteri - è La Regola dei Baci Perugina. Mentre su facebook c’è gente che tende al torrenziale. WhatsApp invece ha il difetto opposto: è troppo diretto e rapido; è incasinante per sua natura, toglie lucidità. Diventa birichino e adolescenziale, e impedisce di tirarsela: andiamo, come si fa a flirtare senza tirarsela?

Agisci così! Il gattamortismo, anche qui, rende il quadruplo. Soprattutto se qualcuno ti interessa e pensi che sia reciproco. Dosa parole e stelline. Se usi twitter come centralino per schiamazzare con mezza Italia, inviando “hahahahaha” in giro ogni 5 secondi, ogni uomo concluderà che la tua attenzione vale quanto un pallone sgonfio. La cosa più inutile al mondo.

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Alleato #2: RT, stelline, DM
Quando ci si inizia ad annusare, nella fase che precede il momento in cui si comincia a fare sul serio, ovvero il passaggio ai fatidici Direct Message,c’è un momento in cui ci si lanciano stelline, retweet e commentini carichi come slitte: trasportano inviti, allusioni, doppi sensi. Intanto, si dà un’occhiata alla TL, la timeline rivelatrice che permette di vedere il comportamento della controparte, stabilire se è simpatico, capire i suoi gusti, valutare l’ipotesi che sia un serial killer, verificare quanto flirta con le altre.

Agisci così! Parte di questo balletto cinguettante è anche la gelosia: commenti, stelline o FF (Follow Friday) ad altri scatenano una gelosia competitiva che costringe ad aumentare l’impegno. Naturalmente a un certo punto si comincia anche a fingere disinteresse, a tenere a freno stelline e retweet, giusto per fare le preziose. O i preziosi. Non è che gli uomini in questi anni non abbiano imparato a fare i gattimorti pure loro.

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Alleato #3: la semplicità del profilo


Una foto, un account, un nome, un’autodescrizione brevissima. Sono i pochi elementi che devono esprimere tutto ciò che sei (okay: quasi tutto) al primo impatto. Se quello che ti interessa è una grossa popolarità, puoi scegliere uno stile aggressivo. Damigelle che sfoggiano nomi leggiadri come Madame DuColpi, Lucrezia Orgia, Mrs Duro viaggiano sulle parecchie migliaia di follower. In genere trattano la gente (e se stesse, va riconosciuto) a colpi di mazza da baseball, però la cosa attizza. E non solo i maschi: hanno un sacco di amiche, molto complici. Certo, alcune di loro sembrano condurre una vita assurda. Troppi follower da intrattenere? Chi lo sa.

Agisci così! Quanto alla foto, c’è una teoria molto diffusa per la quale il 95% dei maschi si può agganciare con un primo piano di certe parti del corpo. Chiunque lo sostenga, non conosce i maschi! In realtà, la percentuale è del 99%. Se il tuo bersaglio è un uomo fine, educato, ironico, magari anche intellettuale, non dubitare: anche lui andrà in palla sentendo profumo di miele. L’effetto migliore si ha se la foto o il dettaglio sexy si accompagnano a umorismo e classe: se invece fai la cretina, attirerai dei buzzurri. Oh, se poi vuoi dei buzzurri, amen: in fondo la natura ha previsto donne anche per loro.

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Alleato #4: la prevedibilità degli uomini

Se nel profilo lui mette un calciatore o la maglia della squadra, sai cosa aspettarti, vero? Ecco, pensa a come Twitter ha facilitato la selezione. Per contro, se la terna nome-foto-profilo tende all’enigmatico, un buon consiglio è: alla larga. Fin dalla nascita di internet è appurato che tanto più l’identità virtuale cerca di apparire fascinosa e carismatica, tanto più la persona reale sarà una specie di budino.

Agisci così! E sempre per lo stesso principio, davanti alla foto di lui, ricorda: il tipo con gli occhiali scuri va evitato. Voi donne potete metterli, avete questo privilegio, ma se un maschio affida a un paio di occhiali la sua figaggine, è un rottame.

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Paolo Madeddu

Paolo Madeddu scrive di musica, viaggi, calcio, design e solo una minoranza si chiede quale sia il nesso tra questi argomenti; fatto sta che collabora con Elle, Corriere della Sera, Link - Idee per la tv, TVZoom, HvsR, Lampoon, aMargine.it. Nato a Milano nel diversamente prestigioso quartiere chiamato Comasina, non ha trovato un reale motivo per allontanarsene, e questo è quanto.