Il viaggio a tempo indeterminato come stile di vita è un concetto che, soprattutto in Italia, non è ancora percepito come una possibile alternativa alla vita “normale”. All’annuncio del mio progetto ho ricevuto due uniche reazioni: Invidia da parte di coloro che, insoddisfatti della propria vita, vorrebbero fuggire via, e scetticismo allo stato puro. Ma qual è la realtà di chi decide di fare del viaggio la propria quotidianità?

Come già discusso più volte, il viaggio non è un’eterna vacanza. Tutt’altro: il viaggio diventa essenzialmente la tua routine, tangibile e reale. Una routine fatta di ricerca, di adattamento costante, di prenotazioni di voli, ostelli, treni o svariate attività.

Per la schiera di persone che invidiano il mio stile di vita, ho voluto stilare una lista dei pro e dei contro dell’essere nati con il “tarlo del viaggiatore”. Vi sentite pronte a spiccare il volo da vere nomadi o preferite vivere nella “normalità”? (nulla di male in questo!).

I pro:

  • Libertà: l’unica vera costante del viaggiatore è il pianificare voli aerei e trasporti, ma al di la di questo, si ha la libertà assoluta di scegliere quale orizzonte ammirare giorno per giorno, per il resto della propria vita. E questo è un lusso non concesso per chi vive una vita stabile.
  • apertura mentale: Qui si entra in un campo minato, in quanto alcuni additano i “viaggiatori” come individui arroganti che credono di aver capito tutto della vita. Non è necessariamente cosi, certo. Ma non c’è dubbio che l’entrare a contatto con migliaia di persone, di punti di vista diversi, di usanze ed abitudini lontane dalle nostre, apre la mente in un modo che a casa, risulterebbe impossibile.
  • Avventura: che si tratti di avventure negative o positive poco importa, la vita del viaggiatore è una continua sorpresa, è stupore e, a volte, anche pericolo. La noia non fa parte del nostro vocabolario, e questo è una delle motivazioni più forti quando si decide di viaggiare.

I contro:

  • Mancanza di Stabilità: essendo sempre in movimento, la stabilità, il poter ritornare a casa e posare la testa sul nostro vecchio caro cuscino ogni sera, è fuori discussione. A volte ci si sente spaesati, confusi e frustrati nel non sapere più quale sia la nostra vera casa. Senza contare la mancanza degli affetti più cari, rimasti dove li abbiamo lasciati.
  • Relazioni: tasto dolente per il viaggiatore è lo stabilire relazioni durature. Le amicizie, si sa, superano distanze intercontinentali, ma tenere in piedi una relazione, crearsi una famiglia da nomadi, è un’impresa riuscita a pochi. Per alcuni è un sacrificio sopportabile, per altri è un ostacolo insormontabile che porta inevitabilmente ad una scelta, a volte dolorosa: la famiglia o il viaggio.
  • Travel Burnout: questo concetto, intraducibile in Italiano, indica il momento in cui, dopo mesi di continuo girovagare, si raggiunge un momento di “stop”. Tutto ciò che prima ci entusiasmava, la novità e l’ avventura, ci lasciano indifferenti o cominciano a starci strette. Ma è davvero possibile stancarsi fino ad odiare questo stile di vita? Assolutamente si, ma è solo una fase, che prima o poi passa. Non ho mai incontrato un vero viaggiatore che si sia sentito sollevato nel tornare a casa indefinitamente. Prima o poi, il tarlo del viaggio si insinua nuovamente nella mente del nomade che non può far altro che seguire la sua vera natura!

Qualsiasi sia la tua natura, da nomade, come me, o più sedentaria, vorrei lasciarti con una citazione che si addice bene ad entrambe le situazioni: «L’unico vero viaggio verso la scoperta non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi, ma nell’avere nuovi occhi», (Marcel Proust).

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