Quando si nomina la Thailandia, le prime immagini che vengono in mente sono spiagge meravigliose, inclusa la famosissima Maya Beach, set del film The Beach, il full moon party a Ko Pangan e la caotica, affascinante Bangkok.

Io non faccio eccezione, prima di visitare questo paese così “esotico” la mia idea era esattamente la stessa. Per le prime settimane di viaggio mi sono conformata anche io e ho battuto territori talmente turistici che credevo di essere tornata alle belle spiagge sarde, super affollate in agosto.

Ma un viaggiatore che si rispetti cerca sempre di andare oltre e dopo la meritata “vacanza”, ho deciso di uscire dai circuiti noti e avventurarmi nei villaggi remoti ed isolati per assaporare la vera cultura tailandese e il loro modo di vivere lontano dalle città e da finte tradizioni interpretate come un teatrino per i turisti.

Ne è valsa la pena? Non lo nascondo. Vivere in un villaggio con meno di 1000 anime senza incontrare nemmeno un turista (e un piatto che avesse anche lontanamente sembianze o sapori occidentali) all’inizio è stata dura. La barriera linguistica è stata l’ostacolo principale e capirsi solo a gesti, sorrisi e vaghi cenni con la testa è diventata la consuetudine.

E poi sono arrivate le meraviglie:

  • Spiagge da sogno deserte: a mezz’ora di macchina dal villaggio, sono stata accolta da una delle più belle spiagge mai viste. I tailandesi, nonostante abbiano a disposizione queste meraviglie della natura, non le frequentano. Non amando il sole, preferiscono affacciarsi timidamente e restare all’ombra delle palme. Le poche donne tailandesi incontrate non indossano bikini e per rinfrescarsi si immergono in acqua completamente vestite. I pochi turisti che hanno la fortuna di esplorare queste aree hanno la spiaggia, chilometrica, completamente a disposizione. Mentre qualche pescatore con i calzoni al ginocchio, cerca di racimolare qualcosa per la cena.
  • Assistere ad una cerimonia buddista: osservare cerimonie Buddiste è possibile anche in grandi città o centri più turistici. Farne parte, con i locali, è un’esperienza mistica: a partire dalla scelta del cestino da offrire al Monaco, all’essere accolti dalla famiglia, in una casa modesta e, con grazia e timore, pregare assieme a loro ripetendo frasi ipnotiche dal significato sconosciuto. Per la prima volta, mi sono sentita davvero parte di una comunità, di una tradizione antichissima e ne ho assaporato i loro profumi, i suoni e i gesti.
  • Sentirsi parte di una famiglia: questa è la parte del viaggio che ovviamente lo rende diverso da qualsiasi vacanza, anche in capo al mondo: rimanendo a lungo in un luogo, si diventa parte di una famiglia, si creano dei legami, si condividono e si fondono due mondi completamente diversi che riescono,in qualche modo, a intersecarsi in un mix unico e irripetibile. Ci si aiuta a vicenda e, a volte, la visione della vita orientale così pacata e rilassata mi è stata di aiuto, mentre in altri momenti, il mio essere donna occidentale ha aiutato le donne tailandesi ad aprirsi a un mondo e a delle opportunità che non avrebbero mai immaginato.

Il mio consiglio? La Thailandia è molto più di ciò che si vede in superficie. È una cultura meravigliosa, da scoprire lentamente, con i tempi giusti. Quelli calmi, che riportano ad un modo di vivere basico, e a mio parere, più sano e in tono con la natura umana.

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