«Non ci si rende conto di quanto sia bello viaggiare finché non si arriva a casa e si posa la testa sul nostro vecchio caro cuscino», scrive lo scrittore Lin Yutang.

Rientrare in patria da un viaggio a tempo indeterminato? Una contraddizione in termini. Ma non nel mio caso. Il mio rientro è solo temporaneo, per tirare le somme di un’esperienza non ancora conclusa e renderla quanto più possibile significativa e carica di nuovi significati e progetti.

Bangkok mi riaccoglierà il 5 dicembre, come inizio di una nuova fase del mio viaggio che mi porterà attraverso la Cina, le Filippine e un interessantissimo percorso dove, dalla Tailandia esplorerò regioni difficili, come il Bhutan, il Tibet il Nepal e l’India. Perché Il viaggio, una volta cominciato non ha mai fine. Perlomeno per me.

Tanti viaggiatori a lungo termine hanno un’unica paura: quella del rientro, della routine, di un reinserimento in una società che è andata avanti senza di loro o che, al contrario, è invece rimasta esattamente dove la si è lasciata, mentre noi ci sentiamo proiettati in avanti mille anni luce.

La paura del rientro
Le sensazioni sono talmente tante e in contraddizione tra di loro che è difficilissimo ridefinire chi sei veramente dopo un viaggio del genere. Le emozioni che proverai non saranno quelle immaginate durante il rientro. Tutto ti sembrerà alieno e familiare allo stesso tempo.

Il giorno della mia partenza, sull’aereo per Bangkok, ho letto una frase di Henry Miller su un giornale (pagina strappata e conservata gelosamente fino al rientro): «Una destinazione non è mai un luogo, ma un nuovo modo di vedere le cose». All’epoca mi era piaciuta l’idea, ora, una volta a casa, ne capisco il significato profondo.

Vecchi Luoghi, nuove prospettive
Nonostante i comfort, il buon cibo, che tanto mi è mancato durante questi mesi, l’acqua calda e tanti altri lussi che ogni giorno diamo per scontati, tutto prende un sapore diverso. Sento di non appartenere più a questo tipo di vita. Credo che quando ci si evolve, non soltanto in viaggio, tornare alle origini sia solo un rito di passaggio, mai definitivo. E a volte difficile. Riflettendo sul rientro, lo associo a quello di un divorziato che torna in famiglia per riassestare la propria vita. Rientrare nella routine è fin troppo facile, ci si sente protetti dal “familiare”, ma il percorso e le esperienze fatte ti fanno vedere tutto con occhi diversi.

Questa è la ragione per cui, non appena messo piede in casa, la prima fatta (a parte divorare 2 piattoni di lasagne) è stato catalogare tutti i miei averi per rivenderli. Tutti. Ciò che lascio sarà l’essenziale per la vita che ora sono sicura di volere più di ogni altra cosa.

Il mondo è la mia nuova casa, e ha tutto ciò che serve per rendermi una persona completa. Non sento di rinunciare a nulla vendendo i miei averi. I ricordi saranno in un luogo sicuro nel mio cuore, e i mei affetti sempre pronti ad accogliermi con un sorriso, di riflesso al mio.

Perché quando capisci cosa vuoi veramente dalla vita, non puoi far altro che sorridere, e andare a prenderlo! Con la benedizione di chi ti ama davvero per la persona che sei diventata.

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