«Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone», Jack Kerouac aveva ragione, ed io aggiungerei che le persone che incontriamo durante il viaggio sono la parte più importante del nostro cammino.

Basta chiedere a qualsiasi viaggiatore: tutti concordano che i migliori ricordi, le esperienze più significative arrivano non tanto dai luoghi visitati, ma dagli incontri con le persone. Con altri viaggiatori o con i locali, incontri che ci regalano un bagaglio di esperienza che vale molto di più di qualsiasi souvenir o fotografia da riportare a casa.

Ripensando a come mi approcciavo alla vita da casa, mi sono resa conto che quando siamo in viaggio la nostra mente cambia completamente prospettiva: siamo più aperti, andiamo alla ricerca attiva di nuove avventure e ci lasciamo coinvolgere in confidenze profonde in un lasso di tempo molto più breve.

Mentre a casa cerchiamo di “difenderci” dallo sconosciuto, in viaggio lo ricerchiamo, ne siamo affascinati e ci concediamo la libertà di non avere paura. C’è un detto che mi ha fatto riflettere sulle mie esperienze e i miei incontri in questi mesi: «Le persone viaggiano verso posti lontani per guardare con ammirazione il tipo di persone che ignorerebbero a casa». Per paura, per diffidenza, per ritrosia. E non capisci cosa perdi finché non ti lasci andare e cominci ad ascoltare le storie, a vedere con i tuoi occhi come si vive davvero dall’altra parte del mondo.

Non è sempre necessario avere un’interazione con ogni persona che si incontra, basta semplicemente avere un approccio critico e rendersi conto che il nostro modo di vivere non è l’unico possibile e, spesso, nemmeno il migliore.

La mia visita in Cambogia è stata illuminante: ho visto la povertà, quella vera. Povertà di bambini senza una casa o una famiglia, che vivono in condizioni che di umano non hanno nulla. E nonostante questo, o forse soprattutto per questo, sanno regalare dei sorrisi di una dolcezza straordinaria.

Ci sono poi persone che, con i loro racconti, riescono ad aprirti un nuovo mondo: una donna di 70 anni in viaggio da sola, zaino in spalla, mi ha fatto capire non a parole, ma con i fatti, che le nostre sono tutte scuse. Tutto è possibile e la vita va vissuta e basta, lasciandoci alle spalle pregiudizi e critiche.

Infine ci sono gli incontri che ti cambiano la vita. Possono prendere diverse forme, ma hanno tutti in comune le emozioni profonde scambiate durante il cammino, dal quale sai che ne uscirai diverso, cambiato e un po’ migliore.

Questi incontri mi hanno fatto capire una cosa semplicissima, ma non per questo meno importante: non importa in quale parte del mondo ci si trovi, alla base dell’arricchimento della persona il contatto umano, l’amore e la comprensione per le persone sono alla base di tutto.

Di tutto questo spesso ci dimentichiamo una volta tornati alla comodità di casa nostra. Ma se il viaggio è durato abbastanza, questo cambiamento di prospettive, nel vedere il mondo e approcciarci alle persone ci sarà rimasto dentro, cambiandoci per sempre.

Tutti dicono che il mondo sia pericoloso. Io dico che lo diventa quando la nostra paura di conoscere “lo straniero” supera quella di ascoltare cosa ha da raccontarci. In fondo siamo tutti estranei. Prima di diventare amici.

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