Da Caracas può iniziare la vostra scoperta del Venezuela: noi abbiamo scelto la natura nelle sue declinazioni più umide, e quindi prima tappa il parco naturale di Canaima, dove si trova la cascata più alta del mondo, il Salto Angel.

Per arrivare a Canaima bisogna prendere due aerei, il primo di linea fino a Puerto Ordaz (cittadina dove se chiedi al tassista di mostrarti le attrazioni del luogo, ti indica i centri commerciali e il Mac Donald’s), e il secondo un turboelica che atterra in una specie di radura nella giungla che definire “aeroporto” è molto ambizioso. Canaima è un villaggio indio molto grande e sparso sulle rive di una laguna su cui sfociano quattro cascate, dove ci sono un paio di resort di buon livello attrezzati con palme e bungalow e uccelli esotici ad accogliervi.

Prima sorpresa interessante: l’acqua della laguna è di un caratteristico colore rosso-karkadè, dovuto alla presenza di tannino. Fa un po’ impressione ma è pulitissima. In genere, dopo l’arrivo e la sistemazione, si parte già per la prima escursione in canoa alla cascata più vicina e divertente, il Salto del Sapo: vi faranno arrivare a piedi fin dietro la cascata stessa, per poi percorrerla tutta e godervi un bagno rinfrescante nell’acqua delle pozze tra le rocce.

Consiglio: vestitevi leggere, con cose che poi si asciugano presto, mettete un costume da bagno sotto e un paio di scarpe chiuse con la suola non liscia, perché quando attraverserete la cascata dovrete spogliarvi e camminare sulle rocce bagnate, e non è un esercizio facilissimo da fare a piedi nudi! Gustatevi poi il panorama dall’alto della cascata: sì, avete ragione, vi ricorda qualcosa. Ha ispirato sir Arthur Conan Doyle per l’ambientazione del suo libro “Il mondo perduto”, ed in effetti da un momento all’altro ci si aspetta che appaia qualche dinosauro all’orizzonte.

Ma il vero piatto forte del parco di Canaima è, appunto, il Salto Angel. Per visitarlo avete tre opportunità, in ordine di comodità crescente: il full day dalla mattina alla sera in canoa, l’escursione in canoa con notte in amaca presso l’accampamento nell’isoletta di fronte alla cascata, il giro in aeroplanino con successiva sosta al tepuy (altopiano) di Kavac e bagnetto rinfrescante nelle pozze d’acqua. Noi abbiamo fatto la prima, ma solo perché non conoscevamo le altre due. Si è rivelata un’esperienza parecchio impegnativa: sveglia alle 4 della mattina, partenza alle 5 dopo che aveva diluviato tutta la notte, poi tre ore tra canoa (scomodissima), attraversamenti a piedi nei punti dove le rapide erano troppo pericolose, soste per rifocillarci e sgranchirci le gambe.

Infine, arrivo alla base di quella che si sarebbe rivelata la nostra personale Caporetto: un’ora e mezza di arrampicata sostenuta sul fianco della montagna, di cui un primo percorso tra rocce, liane, tronchi e fango ma ancora non troppo disagevole, ed un secondo pezzo più impegnativo, con una vera e propria scalata con tanto di corde per aggrapparsi, il tutto per arrivare ad un belvedere da cui ammirare da sotto le famose cascate. E non è stato tanto un problema salire, nonostante il caldo, l’umidità e la fatica (no, non siamo tipe da palestra tre volte la settimana).

Il vero casino è stato scendere e infatti siamo cadute quelle due o tre volte a testa, collezionando lividi e graffi in più punti del corpo. Quindi, consiglio: andateci con un bel k-way e scarpe adeguate, da trekking. Nemmeno quelle da ginnastica vanno bene, considerato che una coppia di francesi che erano con noi hanno entrambi perso l’intera suola, che si è letteralmente staccata dalla tomaia lasciandoli poi scalzi. In tutto ciò, aggiungete che per fare il full day bisogna rispettare degli orari precisi, per cui è stata tutta una corsa: sali, scendi, mangia all’accampamento nell’isoletta di fronte, rimettiti in canoa, ritorna al resort che sono ormai le sei passate e tu sei ridotta ad una pezzetta fradicia e lamentosa e vuoi solo buttarti a letto. Se fossimo restate a dormire nell’accampamento con le amache ce la saremmo potuta prendere con più calma, godendoci meglio l’escursione. Se fossimo andate in aereo, ancora di più!

Certo, il panorama è spettacolare: durante la stagione delle piogge, la portata della cascata è massima e la traversata in canoa è più agevole. Durante la stagione secca spesso non è possibile arrivare in canoa ma solo ammirarla dall’aereo. Nel percorso in canoa, seppur scomodo e lungo, si ammirano vedute fantastiche, tepuy da cui spuntano tante cascatelle, flora rigogliosa, fauna imperdibile (persino un tapiro!), tramonti da togliere il fiato. Quindi, macchina fotografica a manetta, ma ricordatevi di proteggerla dall’acqua!

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