Tutto è iniziato perché a Caracas c’è un’amica che ci poteva ospitare e dare una mano con l’organizzazione del viaggio, che da lì è molto ma molto più economico. Poi abbiamo cominciato a leggiucchiare in giro di questo Paese scoprendo cose interessanti e alla fine ci siamo fatte prendere un po’ la mano: sedici giorni di viaggio tra Caracas, il parco naturale di Canaima, il delta dell’Orinoco e per finire in bellezza, il mar dei Caraibi dell’arcipelago di Los Roques.

È stata un’esperienza diversa e variegata, dalle contraddizioni della capitale alla sabbia abbacinante delle isole (uomini niente, diciamo che il fenotipo indio non era proprio il genere che più ci attraeva) (che poi una ai Caraibi si aspetta chissà che, e invece). Noi siamo andate durante la stagione delle piogge (estate italiana), il che può avere dei vantaggi e degli svantaggi, tipo ogni giorno ad una certa ora aspettarsi il cosiddetto “palo de agua”, un acquazzone di mezz’ora circa intorno a metà giornata che vi può ridurre a pulcini fradici in pochi secondi. Il fuso orario durante l’ora legale italiana è di 6 ore e mezza, con l’ora solare 5 ore e mezza. Portatevi o acquistate in loco un adattatore per la corrente elettrica, che è a 110 volt e con la spina a tre lamelle. Ma andiamo per ordine.

Tanto per darvi un’idea, Caracas è una città che se avete due giorni di tempo per visitarla, potete usarne uno: traffico paralizzante (grazie al petrolio venezuelano, quando siamo andate noi, un pieno di benzina medio costava la schifezza di UN EURO: un pieno, non un litro!), inquinatissima (il significato di “ecologia” a Caracas lo sanno solo quelli che l’hanno cercato sul dizionario), pericolosa (noi abbiamo i cartelli “vietato fumare”, loro hanno dappertutto i cartelli “vietato sparare”), con poche cose da vedere: consigliati il quartiere di El Hatillo, che era un vecchio paesino coloniale ormai inglobato nella metropoli, un rapido giro nella zona del centro storico a visitare la casa natale dell’eroe nazionale Simon Bolìvar (con l’accento sulla i, mi raccomando!), una scappata in “teleferico” al monte El Avila e una visita al Museo di Arte Contemporanea, dove si trovano insospettabili opere di Picasso, Chagall, Mirò e alcuni artisti locali originali ed interessanti (tutti i musei in Venezuela e molti spettacoli sono gratis, e ciò è bene). Il resto è centri commerciali.

Lasciate il passaporto in albergo per sicurezza e girate con la fotocopia: vi servirà se vorrete fare qualche acquisto, perché è obbligatorio registrare ogni movimento di soldi con i propri dati di identità. Il modo più veloce per muoversi dentro Caracas, se ve la sentite, è il mototaxi: in pratica, salite dietro una motoretta, spesso senza casco, e vi fate accompagnare dove vi serve, sgusciando e strombazzando nel fiume di macchine. In alternativa, il taxi è conveniente (non hanno tassametro, il prezzo va concordato prima) ma resta anch’esso imbottigliato nel traffico. O se volete proprio provare il brivido dell’imprevisto, c’è la metropolitana: succede spesso che si blocchi, ma è il modo più economico e rapido di spostarsi dentro la città.

A proposito di economicità, parliamo di soldi: in Venezuela la moneta è il bolìvar e vige un doppio sistema di cambio, quello ufficiale e quello cd. “parallelo” (che non sarebbe legale), con oscillazioni che possono diventare molto ampie e vantaggiose. Ovviamente, presso le banche, i cambi e gli alberghi e pagando con carta di credito vige quello ufficiale, poco conveniente. Ma vedrete che non tarderanno a presentarsi già all’aeroporto individui disposti a cambiarvi i soldi ad un tasso migliore. Come non farsi fregare? Suggerimento: stampatevi prima della partenza il cambio parallelo più recente e da lì partite con la contrattazione.

Da imparare assolutamente le poche parole chiave per sopravvivere in Venezuela, e più in generale in Sud America: “ahorita”, che vuol dire un sacco di roba, da “subito” a “tra un po’” a “mo’ vediamo che si può fare”; “mi amor”, il tipico appellativo di ogni venezuelano, che chiama così chiunque, dal tassista allo sconosciuto che gli chiede un’indicazione stradale al cameriere; e “paciencia”, che non tarderete a capire perché è la parola più utile, soprattutto per la salvaguardia del vostro fegato.

Ultimo consiglio su Caracas: l’aeroporto si trova piuttosto distante dalla città, in località Maiquetia. Considerate per i vostri spostamenti aerei di muovervi con congruo anticipo sull’orario di partenza del volo, ove per “congruo” si intende almeno tre ore prima per i voli interni e almeno quattro ore prima per quelli internazionali. Questo sia per il traffico già citato, sia per le procedure a dir poco macchinose e lente degli addetti delle compagnie aeree, sia per i controlli antidroga cui sarete sottoposte prima del vostro viaggio di ritorno in patria.

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