Che cos'è la bellezza? Per qualcuna potrebbe essere un abito Chanel o un gioiello Bulgari. Per altri... Beh guardando questo film ho avuto la sensazione che per Nicolas Winding Refn, regista e sceneggiatore di Solo Dio Perdona, la violenza sia bellezza.

Julian, impersonato da un inaccessibile e sempre più figo Ryan Gosling, e Bill, Tom Burke, sono due fratelli statunitensi che si sono trasferiti a Bangkok. Sono due tipi di poche parole e molte azioni, non proprio buone: gestiscono una sala per incontri di box thailandese e commerciano in materie prime non proprio legali.

Bill è un ragazzo inquieto alla ricerca di emozioni forti che lo spingono, nel tempo libero, a cercare una minorenne, violentarla e ucciderla. Il commissario Chang, armato di katana roteante, concede al padre della fanciulla un'opportunità: uccidere l'assassino. La vendetta è feroce.

Crystal, interpretata da una irriconoscibile Kristin Scott Thomas, è l’appariscente madre ossigenata venuta a recuperare le spoglie del primogenito e a scatenare un castigo, che oserei definire divino.

Il tutto si svolge in lunghi corridoi semibui in stile minimal dark, sale da karaoke con intrattenitrici innocenti vestite in stile anni ’50, camere da letto con carte da parati in stile cinese il tutto ritmato da musiche incalzanti che mi ricordano le sfilate di moda più trendy.

In questo contesto le sciabolate con spruzzi di sangue, le revolverate assordanti, i pugni e i calci riescono a farmi provare una sensazione inimmaginabile: il senso estetico della violenza.

In 90 minuti Refn ha con me raggiunto il suo obiettivo: farmi sfogare tutta la mia rabbia repressa attraverso la visione del film.

Devo però essere onesta: con il mio compagno non ha funzionato. Lui si è abbioccato al mio fianco e gli è quasi venuta la nausea. In fondo, la violenza non è mai bella perciò, se vuoi guardarlo, non ti conviene comprare i pop-corn prima di entrare in sala.