«La distimia non dà sintomi preoccupanti», spiega Luca Pani, specialista in Psichiatria e autore del libro Distimia, dal temperamento alla malattia (Elsevier, 11 euro). Chi ne soffre fa comunque una vita normale: studia, lavora, esce con gli amici, anche se di malavoglia».

Per questo, il disturbo è difficile da smascherare: chi è distimica passa per un'inguaribile pessimista, insicura, a volte scontrosa, svogliata e introversa. In realtà, queste caratteristiche non sono tratti della personalità ma reazioni alla fatica emotiva che si fa nell'affrontare la vita di tutti i giorni, nel gestire le relazioni sociali e nel fare tante cose "normali", ma che per una persona distimica sono percepite come pesanti.

La distimia è più comune di quanto pensi

«La distimia rappresenta da sola il 25-35% di tutte le forme depressive, con una prevalenza nella popolazione femminile intorno al 3-6%», spiega Luca Pani. Questo disagio è in aumento costante e colpisce di più le ragazze single.

Spesso coesiste con altri disturbi come la depressione, l'ansia, gli attacchi di panico e si scatena per cause che possono essere molteplici: giocano un ruolo importante anche i meccanismi chimici del cervello, in particolare quelle sostanze che mettono in comunicazione i neuroni tra loro. Ma non vanno sottovalutati neanche i traumi improvvisi o gli squilibri ormonali.

Il nemico è doppio

A volte, la distimia compare dopo una depressione. Anzi, gli studi rivelano che il 40% circa delle persone depresse ha anche un disturbo distimico. Ma qual è la differenza? «Essere depressi è come trovarsi un pitbull davanti alla porta di casa», racconta Sabrina, che ha vissuto entrambe le esperienze.

«Sai benissimo che c'è, che è pericoloso e quindi stai all'erta. La distimia invece è come un gatto che innocentemente ti si avvicina: non gli dai peso, lasci che ti si strusci addosso e che ti tormenti senza dargli importanza, finché non si impadronisce, con gli artigli, della tua mente». Rispetto alla depressione, la distimia ha sintomi meno pesanti ma che non lasciano tregua, tanto da innescare un circolo vizioso.

Secondo uno studio pubblicato sul South African Pharmaceutical Journal, più diventi pessimista e ipersensibile, più le cause che scatenano la tristezza aumentano, facendo crescere umore nero e disillusione. Dunque, più tempo impieghi per diagnosticare il problema e più aumentano le conseguenze a livello sociale, psichico ed emotivo.

SOS: a chi chiedo auto?

La prima persona cui rivolgerti per un consiglio è il medico di base. Dopo, spetta a uno specialista in Psichiatria valutare la tua situazione e consigliarti il percorso più adatto. «Di solito si consiglia una psicoterapia a indirizzo cognitivo-comportamentale», spiega Giovanni Piccolo, medico psichiatra a Pavia.

«Questo tipo di terapia ti insegna a ottenere piccole soddisfazioni e gratificazioni dalle tue azioni e ad abbandonare quei comportamenti ripetuti che ti portano ad avere malumori e pensieri negativi. Stai alla larga dal fai da te. Non assumere farmaci antidepressivi senza controllo medico».