Per 27 volte nell'editoriale vi ho raccontato che cosa avevo imparato in quel particolare numero di Cosmo. Oggi che mi appresto a scriverla per l'ultima volta (ebbene sì, lascio la direzione di questo splendido giornale), vorrei tentare un'operazione di sintesi. E provare a dirvi che cosa mi porto dietro da questi due anni.

Lezione n.1: un tacco 12 non è una dichiarazione di guerra al cervello. Non se ti fa sentire bella. Perché la bellezza è un dovere che ogni essere umano ha nei confronti di se stesso. E quando accettiamo di guardarci allo specchio senza piacerci, le uniche a perderci siamo noi. Questo me l'hanno insegnato Andrea, Paolo, Sara, Lisa, Barbara, Alessandra, Emanuela, Ida.

Lezione n. 2: le cose importanti non hanno bisogno di tante parole per essere dette. Più parole usi, più ti stai allontanando dalla verità. Questo vale nella vita come per i titoli di copertina (i miei erano sempre troppo lunghi!). E l'ho imparato da Marcella.

D'altra parte, e veniamo alla lezione n.3, c'è un momento in cui le parole vanno usate. Ed è per dare voce alle emozioni, perché è un modo per fissarle, per farle durare, per regalare loro un pizzico di eternità. Giusto, Stefania?

Lasciarsi sorprendere è la lezione n. 4. C'è sempre un punto di vista sulle cose che stravolge le tue caselle mentali. Se hai il coraggio di accoglierlo, vai molto lontano. E spesso questo punto di vista me lo ha regalato, coraggiosamente, Gabriella.

Lezione n. 5: L'entusiasmo è ciò che rende tutto possibile, anche le imprese più impensate, è quello che stravolge ogni regola. A questo ci ero arrivata già da sola, ma poi Maria Elena me l'ha fatto vedere in azione e non ho avuto più dubbi.

Una cosa che invece non sapevo, lezione n. 6, è che la pacatezza è la vera forza. La dedizione è silenziosa. L'impegno non fa rumore, ma è il motore del mondo, come diceva la grande Rita Levi Montalcini. E questo l'ho capito grazie a Silvia, Christian, Valentina M. e Valentina C., Gaia, Betta, Michelle, Chiara, Eva, Marina e Adelaide.

Lezione n.7: dare piacere, nel modo più generoso che si conosca, è una delle forme più alte di espressione della femminilità e dell'orgoglio di genere. Si, adesso sto parlando di sesso. E questo l'ho imparato da Paola.

Per finire, la lezione n. 8: voler vincere è importante quanto partecipare. Forse anche di più. Chi dichiara in partenza di non essere interessato alla meta, ma al viaggio, sta solo cercando un alibi per non arrivare. E si priva di uno dei più grandi strumenti di crescita: confrontarsi con la sconfitta. E questo me lo ha insegnato Lucia.

Bene, mi sembra di lasciarvi in ottime mani. Voi che ne dite?

Annalisa Monfreda