Di recente, sono venuta a conoscenza di uno studio riguardo alla cosiddetta dieta a orario limitato, un nuovo approccio alla linea che si basa non sul mangiare meno, ma sul mangiare in orari ristretti, e i risultati mi hanno affascinato. Sembra che sia possibile aiutare il corpo a bruciare più grassi e perdere chili, senza ridurre la quantità di cibo che mangiamo. Magia!

Così, quando dopo le vacanze di Natale mi sono resa conto che avevo messo su qualche chilo di troppo e i pantaloni mi andavano stretti, sono stata tentata di seguire la dieta a orario limitato, anche se avevo qualche riserva. Il modo più efficace è seguire un "digiuno a intermittenza," che consiste nel consumare tutti i pasti del giorno in una finestra di sei-otto ore, preferibilmente al mattino, digiunando poi il resto del giorno (e della notte). A meno che non passi il resto della giornata a dormire, significa digiunare la maggior parte del tempo che passiamo sveglie, e a me mangiare piace molto. Non capivo come si potesse seguire un programma simile con costanza, senza mollare tutto a metà strada, come succede purtroppo con molte altre diete.

Ho deciso di parlarne con la dottoressa Courtney Peterson, ricercatrice di Scienze della nutrizione alla University of Alabama di Birmingham. La dottoressa Peterson, infatti, ha condotto molti degli studi più recenti sulla dieta a orario limitato, e ha risposto ai miei dubbi.

"Limitare i pasti tra le 8 e le 2 del pomeriggio come hanno fatto i soggetti che hanno partecipato alle mie ricerche è difficile", ammette Peterson. "Ma nessuno di loro ha mollato a metà strada per questo: in realtà, la parte più difficile per molti di loro è stato dover mangiare più di quanto erano abituati in una finestra temporale ristretta. Si sentivano sazi!".

Si sentivano pieni? Mentre erano a dieta? Io facevo davvero fatica a crederci. Ma è stata la fiducia di Peterson nella dieta a orari limitati, che lei stessa segue almeno cinque giorni alla settimana, ogni settimana, a convincermi a provare questo nuovo approccio.

La scienza, insomma, era dalla mia parte. Così ho deciso di limitare i pasti a sole otto ore al giorno, digiunando per le restanti sedici. Anche se Courtney Peterson mi aveva spiegato che l'ideale sarebbe consumare i pasti giornalieri nelle ore mattutine, quando le funzioni circadiane che regolano la digestione sono più efficienti nell'assimilare il cibo che assumiamo, ho pensato che per me sarebbe stato molto più facile fare colazione un po' più tardi, e ritardare un po' l'orario della cena, naturalmente contenendo tutti i miei pasti entro le otto ore stabilite.

Il piano

La dottoressa Peterson mi aveva promesso che, se avessi mangiato abbastanza nell'arco delle otto ore, la sera non avrei avuto fame. E se proprio mi fosse venuta, ha aggiunto, potevo comunque concedermi qualcosa, purché non fosse calorico, evitando inoltre le bevande gassate. Mi erano concessi acqua, gomme da masticare, o del caffè o del tè senza latte né zucchero.

Io, però, temevo comunque di poter sbagliare qualcosa, e così mi sono messa in contatto con la dietologa Keri Glassman, chiedendole di prepararmi una dieta ad hoc. Ha dato qualche taglio qui e là alle mie abitudini alimentari in modo da avere meno carboidrati processati come il pane, e assumere più grassi sani come le noci, i semi e l'avocado. E, con mio dispiacere, mi ha raccomandato di bandire i dolci.

A questo punto, sapevo che, seguendo una dieta ricca di grassi sani e proteine non sarei stata vittima dei morsi della fame. Ma per esserne certa al cento percento, ho mangiato i cibi qui sotto per qualche giorno, prima di cambiare gli orari dei miei pasti e seguire la dieta a orari limitati.

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I risultati della mia esperienza con la dieta a orari limitati

La mattina è stata la parte più difficile della giornata

Se sei abituata a saltare la colazione, il fatto di mangiare a orari precisi e limitati per te forse non sarà un grosso problema. Per me, però, spostare di qualche ora la colazione ha significato modificare le mie abitudini mattutine, a partire dal caffè. Di solito prendo il caffè con un po' di latte di mandorla appena sveglia, ma dato che il latte di mandorla è calorico, e assumere anche poche calorie liquide vuol dire interrompere il digiuno programmato, potevo solo prendere un caffè nero.

Di solito, poi, mi preparavo uno spuntino da mangiare prima di andare in palestra, dato che mi alleno prima di andare in ufficio. Ma il mio primo giorno di digiuno a intermittenza mi sono chiesta: ho davvero così fame durante il giorno? E la risposta è stata: "No, però ho sete!". E così, insieme al caffè, ho inserito nella mia routine un bel bicchiere d'acqua.

Ho scoperto con sorpresa che allenarmi a stomaco vuoto non mi faceva sentire letargica come temevo, anche se la fame si è fatta sentire quando, uscita dalla palestra, stavo andando verso l'ufficio.

Sapendo che le otto ore in cui era concesso mangiare coincidevano con il mio orario lavorativo, e che lasciare l'ufficio alla ricerca di tre pasti e due spuntini avrebbe creato qualche problema alla mia produttività sul lavoro, mi sono preparata a casa i pasti per tutta la settimana, comincando da quello della domenica precedente. Sì, ci è voluto parecchio tempo tra i fornelli, e portarmi dietro un sacco di cibo in ufficio ogni giorno.

Mentre andavo al lavoro con la borsa piena di cibo, ho cominciato a sentire lo stomaco che gorgogliava in attesa del primo pasto. Io ho sempre creduto che sia bene ascoltare il corpo e mangiare se la fame si fa sentire, perciò non ho mai capito quelli che si ostinano a digiunare quando il cibo è già bello e pronto. Mettere alla prova la mia forza di volontà non mi sembrava una scelta saggia, anzi, credevo che fosse una decisione un po' squilibrata.

E al lavoro ho mangiato senza sosta

Nonostante le mie ansie al pensiero di morire di fame nel corso della giornata, devo ammettere che, in alcuni giorni, ero talmente piena di lavoro che mi sono persino dimenticata di fare colazione fino a mezzogiorno, aumentando senza accorgermene la durata del digiuno notturno e posticipando la fine delle otto ore in cui mangiare. E poi, dovendo consumare così tanto cibo (il menù che vi ho riportato può sembrare leggero, ma riempie tantissimo), avevo l'impressione di mangiare in continuazione solo perché dovevo, in modo da finire tutti i pasti prima della fine della giornata lavorativa.

Ecco perché, normalmente, non mi andava di consumare anche la cena che mi ero portata in ufficio, anche se mi sforzavo di mangiarne il più possibile per evitare i morsi della fame a casa. Durante la prima settimana di dieta a orari limitati c'è stata una sera in cui, dopo che se ne erano andati tutti, mi sono fermata in ufficio pur avendo finito anch'io perché avevo con me la cena. E lì ho capito quanto mi mancava cenare con mio marito o con le mie amiche. Cosa che non ho fatto durante la dieta, perché lavoro fino a tardi, e perché comunque nessuno impazzisce all'idea di andare a cena alle cinque del pomeriggio.

Ho dormito come un angelo

Quando tornavo a casa dal lavoro, non dovendo cucinare né lavare i piatti, riuscivo ad andare a letto presto. Il che è una buona notizia, perché di solito durante la settimana non dormo mai abbastanza. Non ho mai dormito così bene, forse perché il mio corpo riusciva a concentrarsi sui miei sogni senza essere troppo presso dalla digestione della cena.

Il weekend mi sono strapazzata di meno

Il weekend mangiavo quello che volevo, pur concentrando i pasti nelle otto ore stabilite. Dato che non mi alzavo all'alba per andare in palestra dormivo di più, e quindi la finestra delle otto ore iniziava e finiva più tardi nel fine settimana. Seguire questi orari limitati è stato molto più facile nel weekend che in settimana.

Sono dimagrita, ma ho lasciato perdere lo stesso

Alla fine del mio periodo di prova della dieta limitata (due settimane, poi ho mollato, soprattutto perché non volevo rinunciare al mio caffè con latte di mandorla alle 7, ma anche perché non potevo dedicare tutto quel tempo a cucinare), sono riuscita a rientrare nei miei vecchi jeans, che dopo le vacanze mi andavano decisamente stretti. Ho perso un paio di chili, quelli che avevo messo su a Natale. E a sparire è stata soprattutto la massa grassa.

Certamente per i chili persi sono da ringraziare i weekend, in cui riuscivo a seguire più facilmente la dieta senza contare che avevo rinunciato completamente all'alcol. Ma devo ammettere che questa dieta orari limitati, in effetti, ha funzionato.

Morale della favola…

Anche se ero felice dei risultati raggiunti in poco tempo, ed ero fiera della mia costanza, non riuscivo a sopportare la fame al mattino, e le cose non sono molto migliorate neanche dopo la prima settimana. Non mi piaceva cenare alla scrivania, abitudine che non giovava alla mia vita sociale, alla qualità della mia vita in generale, e certo neanche al mio matrimonio (anche mio marito era costretto a cenare da solo a casa).

Ciò detto, se mi capitasse di mettere su ancora qualche chilo, e avessi voglia di mettermi i mie cari vecchi jeans, sono felice di sapere che c'è una dieta tutto sommato non impossibile da seguire, anche se non è proprio il massimo, che sembra mantenere la parola.

Nel frattempo, ho deciso che da ora in poi farò colazione appena sveglia solo se ho davvero fame. Continuerò a seguire a grandi linee il menu che mi ha prescritto la dietologa, perché sono una persona abitudinaria, e cercherò di mangiare meno a cena, perché mi sono resa conto che in questo modo dormo meglio.

DaCosmopolitan US