Salve Direttore,

mi chiamo Marzia, e dopo aver letto il numero di ottobre di Cosmo mi è venuta una gran voglia di scriverti, di esternare a tutta la redazione un caloroso grazie (più giù capirai il perché) e di rivolgermi, confidando a te la mia esperienza, a tutte quelle ragazze che già alla mia età (ho 22 anni) hanno dovuto combattere la loro coraggiosa battaglia contro il Gigante Golia, come dicevi tu nell'editoriale, ricordi?

Il mio personale Golia si chiamava "Linfoma di Hodgkin", (immagino già la faccia che farai nel leggere questo strano nome, della serie "Come diavolo hai detto che si chiama?:/ ) ed ora, vittoriosa, ti confido che il "Mostro" (come l'ho battezzato io) è ridotto ad un cumulo di macerie perché ha perso la guerra contro di ME!

Era luglio 2011, precisamente era il giorno in cui avrei dovuto affrontare il tanto temuto esame di Psicologia Dinamica. In quel periodo ero tesa come una corda di violino, ma attribuivo il tutto allo stress pre-esame e all'ansia che mi attanagliavano ogniqualvolta aprivo quel maledetto libro; in più avevo sempre il torcicollo ed una febbricola leggera e costante («Sarà stata l'aria condizionata», pensavo io), e così, dopo aver superato l'esame (28 evviva) decido di fare dei controlli, brancolando un po' nel buio perché non avevo idea di cosa cercare con precisione. La febbre non passava e il torcicollo nemmeno a parlarne, ormai la mia borsetta era diventata una farmacia ambulante. Altro che rossetto e specchietto per il ritocco last minute: nella mia figuravano più medicinali che altro.

Improvvisamente i medici individuano una strana formazione al centro dello sterno, che mi premeva sul petto facendomi mancare il respiro. Decidono di effettuare una biopsia del tessuto misterioso; entro in sala operatoria un po' impaurita, così, per mettermi a mio agio, il chirurgo accende la radio, e chi sento cantare a tutto volume? Jovanotti, con la sua Il più grande spettacolo dopo il Big Bang, che mi da una sferzata di carica pazzesca, e in quel preciso istante capisco che sarebbe andato tutto alla grande, qualsiasi cosa fosse successa.

Una mattina di agosto viene una bellissima dottoressa dai capelli nero corvino nella mia stanza, si siede sul mio letto e mi dice che avevano finalmente stanato il maligno contro cui avrei dovuto combattere la mia battaglia: un Linfoma di Hodgkin cattivissimo, che già stava costruendo roccaforti in altre parti del mio corpo. Non c'era più tempo da perdere, dovevo radunare tutta la forza che mi era rimasta per avanzare subito una pesante controffensiva contro il "Mostro”. Poteva anche aver vinto la prima battaglia, ma la guerra era ancora ben lontana dall'esser vinta. Ero agguerrita e arrabbiata, anzi, a dirla tutta ero imbufalita perché tra me e me pensavo: «Ma com'è possibile che a 20 anni mi sia già successa una cosa del genere?»

Forse proprio la rabbia di non aver vissuto affatto la mia vita e la voglia di vincere a tutti i costi mi hanno permesso di prendere in mano le redini della situazione e di accettare col sorriso tutto quello che avrei dovuto affrontare per guarire. Di certo non voglio star qui a tediarti raccontandovi la crudeltà di una chemio che invece di guarirmi credevo mi stesse uccidendo giorno dopo giorno, non è questo ciò che voglio dirvi e non è neppure questo il modo in cui io stessa ricordo questa mia avventura.

Cosmo è stato la mia ancora di salvezza, oltre all'amore incondizionato della mia famiglia, a tanti libri (una miriade di classici che ora custodisco gelosamente nella mia stanzetta) e film di ogni genere. Cosmo mi teneva compagnia durante le lunghe attese in ospedale, lo tenevo stretto a me con il braccio destro mentre il sinistro si offriva volontario per le iniezioni, e quando non avevo neppure la forza di leggervi, vi ascoltavo dalla bocca del mio fido paladino (il mio ragazzo) che invece di leggere la Gazzetta dello Sport in cerca di notizie sulla sua amata Inter, si sedeva accanto a me e mi raccontava le ultime tendenze in fatto di capelli e, mostrandomi le immagini, mi diceva: «Quando ti ricresceranno perché non li fai così? Secondo me staresti benissimo con questo taglio!»

Cosmo è stato per me un po' come un'amica, che mi teneva aggiornata su come stesse girando il mondo nonostante il "mio" di mondo, poteva essere facilmente inscritto all'interno dei soli quattro metri quadrati della mia stanzetta rosa con le stelline fosforescenti attaccate al soffitto: un modo per auto-convincermi che il mio limite, da quel momento in poi, sarebbe stato solo il cielo stellato sopra di me.

Con questa lettera non voglio assolutamente impietosirvi, perché vi assicuro che è ciò contro cui ho combattuto di più durante tutta la malattia; ho sfidato gli sguardi tristi della gente a testa alta, a suon di foulard sgargianti, un trucco da far invidia ai più bravi make-up artist per coprire il colorito cadaverico dovuto alla chemio, ed un sorriso sempre stampato sul volto per dimostrare, prima a me stessa e poi agli altri, che ce la stavo mettendo davvero tutta!

Voglio solo raccontare a voi, che siete per me come delle amiche fidate, un'esperienza che racconto raramente e, se possibile, dare uno sprint in più a tutte quelle ragazze che, come me, si sono ritrovate da un giorno all'altro catapultate in una lotta per la vita contro un "Mostro" più grande di loro, e a quelle che forse proprio nel momento in cui sto scrivendo stanno combattendo questa battaglia. Non arrendetevi ragazze, lottate con le unghie e con i denti e scoprirete di avere dentro di voi una forza inaudita, una forza che vi terrà aggrappate a tutto quello che amate e che non vi farà mai sprofondare giù.

Io, nel mio piccolo, posso solo dirvi che nonostante tutto non mi sono mai persa d'animo, ho continuato a studiare e a dicembre scorso ho raggiunto il mio primo piccolo grande traguardo: la laurea triennale in Psicologia. Appena guarita ho promesso solennemente a me stessa che da quel momento in poi avrei amato la vita come si ama follemente la cosa più preziosa che esista e che avrei iniziato a girovagare per il mondo alla scoperta di luoghi, persone, esperienze mozzafiato che il "Mostro" stava per strapparmi via dalle mani per sempre.

Così, appena ricevuto il via libera dalla mia dottoressa, ho fatto le valigie in fretta e furia e sono corsa prima a Madrid e poi a Barcellona. Magnifiche a dir poco! Di sogni nel cassetto ne ho un armadio intero, con la consapevolezza che d'ora in poi la mia vita sarà solo una continua salita senza fine, sempre più in alto, fino a toccare le stelle; e se mai incontrerò altri periodi bui sul mio cammino ripenserò a quella indifesa ragazzina di 20 anni che, come Davide, sconfisse Golia, e sorriderò.

In fondo, come dicevo prima, il mio limite sarà solo il cielo stellato sopra di me.

Marzia